Vino e turismo esperienziale: Sylvie Scala racconta a vignaioli e Coldiretti la nuova formula dello “storyliving”

Il turismo oggi è un settore molto complesso: i nuovi viaggiatori del terzo millennio si spostano per conoscere realtà diverse e stimolanti, seguendo le proprie passioni, alla ricerca di relazioni con le persone (e le storie) del territorio esplorato.

È quello che viene chiamato turismo esperienziale: “Oggi il turista ha bisogno di cose diverse da quelle degli anni Settanta. Ma in Italia siamo indietro di almeno quindici anni, rispetto ad altri paesi. Siamo scesi al quinto posto nella classifica mondiale delle mete di attrazione turistica. Il turismo esperienziale non è una moda, ma il frutto di una evoluzione economica, culturale e sociale”, afferma Sylvie Scala, giovane professionista di Volpago,  già autrice del progetto “Visitmontello” che ha interessato una squadra di strutture ricettive, ristoratori e produttori locali.

Sylvie, dopo un master regionale, è entrata a far parte di Artes Incoming Tour Operator, pionieri in Italia di questo trend, come progettista, consulente, formatore e operatore di turismo esperienziale.

Il team ha formato oltre cinquecento professionisti e progettato altrettante “storie di viaggio”, tutte novità assolute.

Oggi  è tra le prime in Italia a proporre dei pacchetti turistici esperienziali, pensati ad hoc per strutture ricettive e aziende che  voglio intrattenere  i propri clienti, mentre da libera professionista consulente si occupa del marketing e della promozione delle imprese. Si avvale della sua professionalità anche Joynplace, primo club di prodotto di incoming esperienziale in Italia.

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Di questa nuova frontiera del turismo “evoluto” si parla molto anche in Veneto, sebbene la qualità professionale degli operatori e dei prodotti proposti non sia ancora sviluppata al meglio.

In molti casi c’è chi, senza essere accreditato, improvvisa pacchetti turistici il più delle volte scadenti, sottolinea Scala che, per preparare il terreno, in vista della ripresa dei viaggi nel dopo pandemia, ha elaborato nuove strategie per l’enoturismo (punto di forza delle colline viticole trevigiane), tramite la sua collaborazione con Artes incoming tour operator.

Si tratta di far incontrare turisti e residenti, raccontare loro le storie reali del territorio, far provare i mestieri artigiani e dei campi, ma anche le emozioni che un territorio emana – sintetizza – Però serve seguire delle regole. La prima è legare l’attività a qualcosa avvenuto solo in un determinato luogo, intrecciandola alle passioni e interessi dei propri ospiti. La seconda è la novità dello storyliving: il turista diventa protagonista di una storia che vive assieme ai residenti del posto, che condividono eventi, personaggi ed emozioni del territorio, in un sottile gioco di ruolo con l’obiettivo di compiere una sorta di impresa”.

In sostanza, il mondo del vino trevigiano e  italiano deve comprendere che non basta più aprire la cantina, offrire una degustazione e un cicchetto.

L’enoturista si aspetta molto di più, come avviene da anni in Francia e Spagna. Il trend c’è ed è in crescita: prima del Covid, la richiesta  di turismo esperienziale si aggirava attorno al 40% della domanda globale.

Perciò, la consulente di Volpago, docente certificata a livello nazionale, ha organizzato due percorsi di formazione.

All’Associazione vignaioli indipendenti trevigiani (che fa parte della Fivi), è stato proposto il progetto “Enoturismo e Storyliving” che coinvolgerà le donne.

Il prodotto turistico esperienziale  esalterà l’identità delle singole aziende agricole della Fivi, ma saranno coinvolti anche ville venete e bed and breakfast, agenzie e tour operator, guide e accompagnatori.

Un altro percorso formativo è stato pensato per Coldiretti Treviso, per ora limitato alla semplice formazione di base sul turismo esperienziale, in attesa di nuovi fondi per completare il corso. 

“L’obiettivo è formare persone in grado di proporre un prodotto turistico unico, irripetibile e memorabile – conclude la disegnatrice di esperienze di viaggio – Serve saper gestire la relazione in maniera innovativa, conducendo esperienze ad alto impatto emozionale, dove il turista è il protagonista sul palcoscenico del territorio e impara a fare qualcosa percorrendo sentieri meno battuti. Il turismo esperienziale è un turismo lento e ha bisogno di tempo per la relazione, rapporti amicali, profondi, di reciprocità, di scambio”.

(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto: Sylvie Scala).
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