La cantina Loredan Gasparini iscrive un “Punto a Capo” nella produzione vinicola del Montello. L’azienda agricola di Venegazzù di Volpago nel 2020 ha lanciato un vino rosso spumante brut da uve di Malbech (o Malbec), vitigno di origine francese, diffuso fin dal 1600 nella regione bordolese. Nelle terre montelliane ha trovato un habitat ideale, piantato oltre sessant’anni fa dal conte Piero Loredan, fondatore della storica cantina che nel 1972 fu acquisita dall’imprenditore trevigiano Giancarlo Palla. Oggi conta un’estensione di 30 ettari, vocati a vini rossi e prosecco, proveniente dai vigneti di glera piantati a Giavera nel 1975.
Piero Loredan aveva scoperto il Malbech nel corso dei suoi viaggi enologici a Bordeaux, ne rimase affascinato e decise di portare nella sua tenuta agricola il vitigno dai buoni aromi fruttati e strutture tanniche abbastanza spiccate. La sua fu quasi una coltivazione pionieristica per il Nordest, tanto che i vivaisti di Rauscedo negli ’50 del secolo scorso vennero a Venegazzù per prelevare le barbatelle con cui diffondere la coltura del Malbech anche in Friuli.
Nel tempo in Francia il Malbec è stato soppiantato dal Merlot. Oggi la sua coltivazione si è trasferita nel Cahors, dove è il vitigno rosso più piantato per produrre vini interessanti e intensi. Ma anche nella Loira è coltivato in ampie estensioni vitate. Il Malbech del Montello viene utilizzato nell’uvaggio del “Capo di Stato”, il bordolese più noto di queste colline e bandiera dell’azienda Loredan Gasparini, apprezzato anche a livello internazionale.
Lorenzo Palla, figlio di Giancarlo, con lo spumante rosso brut ha voluto creare qualcosa di nuovo, ma che avesse le radici nella tradizione trevigiana dei rossi frizzanti artigianali, che in passato molti contadini producevano in casa per usi familiari. “Lo spunto è nato nel corso di una conversazione tra amici, in cui si diceva che i vini rossi frizzanti sono un po’ spariti nella nostra provincia, se si eccettua la zona del Piave con il Raboso – racconta Lorenzo Palla – Così, visto che ero bloccato in cantina dal prima emergenza del coronavirus, nella primavera scorsa ho pensato di provare qualcosa di nuovo utilizzando le uve del Malbech. Ne è nato un vino fresco, secco e leggero. Il nome che gli abbiamo dato simboleggia il nostro spirito di ripresa e ripartenza, visto che lo abbiamo creato nell’anno in cui la pandemia ha cambiato tutto e tutti”.
Se il “Capo di Stato” rappresenta la storia più blasonata dell’azienda vinicola fondata da Loredan (viene inviato in omaggio anche ai presidenti della Repubblica francesi quando si insediano all’Eliseo, il primo a riceverlo fu De Gaulle), il “Punto a Capo” è il vino di una visione più frizzante. La prima produzione è stata vinificata con uve vendemmiate il 30 settembre 2019 nelle vigne che da 20 anni sono coltivate nella zona di Venegazzù, a 110 metri s.l.m., nutrite da un suolo rosso molto ricco di minerali e ferro.
Le uve fanno 5 giorni di macerazione in vasche d’acciaio. Seguono altri 4 mesi in autoclave con Metodo Martinotti e lieviti indigeni. Lo prima edizione del “Punto a Capo” è di 4000 bottiglie, con buona acidità e 0,6 zuccheri residui. Ne esce un spumante da 3,1 atmosfere.
“La scorsa estate lo abbiamo assaggiato con gli amici ed è piaciuto molto e qualche enoteca ha cominciato a richiederlo – sottolinea Lorenzo Palla – E’ un vino da compagnia, da bere anche abbinato a pizza e salumi. Per noi non si tratta di una produzione impegnativa, ma è il primo vino rosso che abbiamo pensato di spumantizzare per il bisogno di offrire una nuova energia positiva“.
Gli estimatori del “Capo di Stato”, contraddistinto dalla bellissima grafica in bianco e nero di Tono Zancanaro, invece non berranno l’annata 2020, a causa delle uve di Cabernet Sauvignon non perfette, che avrebbero compromesso l’alta qualità del bordolese di Venegazzù.
Il vigneto del 2021 promette già meglio, assicura Lorenzo Palla. Se la vendemmia manterrà le buone previsioni, anche il “Capo di Stato” avrà la sua ripresa dopo un 2020 “nefasto”.
(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
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