L’amore di un padre per la figlia scomparsa: alla scoperta del tempio di San Rocco a Vittorio Veneto

A volte capita di imbattersi in luoghi trasparenti, luoghi che hanno una storia da raccontare, una storia che un occhio ignaro difficilmente riuscirebbe a cogliere. 
Siamo andati alla scoperta di un tempietto a sud di Vittorio Veneto, nelle adiacenze del duomo, un luogo incantevole che costudisce gelosamente un segreto: la triste storia Camilla. Siamo entrati in punta di piedi, con molto rispetto per il luogo e le persone ivi sepolte, con la voglia di raccontare una storia e di risvegliare l’interesse per il sito.

Il tempio di San Rocco appartiene alla famiglia Bezzo che, acquistando l’abitazione adiacente, ha assimilato anche la proprietà della chiesetta. Il primo tempio dedicato a San Rocco fu edificato attorno alla seconda metà del XV secolo, sulle rovine del “Castrum Sancti Helisei”, distrutto dalle incursioni ungare nel 1411. 

Fonti non certe ci indicano che il tempio venne fatto erigere per volontà del prode cavaliere di origini francesi Nestore Lioni, in onore di San Rocco di Montpellier, protettore degli appestati. Il diffondersi della peste a inizio ‘600 portò i cenedesi ad affidarsi al santo, facendo voto di recarsi annualmente in processione alla chiesetta. La leggenda vuole che la città rimase quasi del tutto illesa dalla tremenda pestilenza e che i cenedesi, tenendo fede al loro voto, elevarono San Rocco a protettore della città, insieme al patrono San Tiziano. 

L’attuale costruzione però, è opera di monsignor Filippo Artico che nel 1824 chiese al Comune di far innalzare l’elegante tempietto in luogo della vecchia e malandata chiesuola votiva. Egli fece costruire nell’area del colle anche un ricovero per gli orfani, che però è andato perduto. L’edificio, in stile neo classico, è stato più tardi impreziosito con alcune statue ornamentali delle quali possiamo facilmente identificare Santa Augusta e Santa Barbara. 

E’ cercando tra gli echi del passato, nella cripta sotto il tempio, che troviamo la tomba della piccola Camilla. Ma chi era Camilla e soprattutto perché le sue spoglie mortali si trovano in quel posto? Quella che abbiamo scoperto grazie alle minuziosa ricerche di Chiara Rainone (nella foto sopra) è la storia dell’amore immenso di un padre per la figlia prematuramente scomparsa. 

Il conte Luigi Sormani Moretti, senatore del Regno d’Italia, acquistò il tempietto di San Rocco dal Comune nel 1886 e fece erigere nel sotterraneo della chiesetta il sepolcro per la figlia Camilla (nella foto sotto) e per sé, per quando sarebbe arrivato il momento. Nella cripta una lapide recitita “Il padre tuo fedele ad ogni dolce memoria non avendo cuore di allontanarti, per te ed a se stesso, questo duraturo asilo apprestò”.

Dalle struggenti parole del padre si evince che era suo intento non allontanare le spoglie della figlia dai luoghi a lei cari, dalla villa materna e dai diletti colli. La madre di Camilla era infatti la contessa Teresa Lazzari Costantini, la cui famiglia abitava l’omonima villa Costantini, poi acquistata e meglio conosciuta dai vittoriesi come Villa Papadopoli. Esisteva un’apertura, oggi murata, che facilitava il passaggio dalla villa al tempietto, utilizzata dai genitori per portare i fiori sulla tomba della figlia passando proprio dal parco dove lei era solita giocare. 

Camilla era l’unica figlia dei Sormani, era la loro gioia e morì a 8 anni nel 1876 di quella che all’epoca veniva definita “la malattia romantica o anche piaga bianca”. Si pensava infatti che soffrire di tubercolosi concedesse al malato una sensibilità particolare, che la malattia e il pallore che portava con sé rappresentasse purezza spirituale. 

Anche Camilla come si vede dalle foto presenti all’interno della cripta, era pallida, il suo sguardo era debole, perso altrove e i suoi occhi erano incorniciati da evidenti occhiaie: la malattia le aveva spento il sorriso dandole una aria malinconica e assorta. Gli ideali della tubercolosi furono narrati nella letteratura, per esempio nella “Signora delle Camelie” di Alexandre Dumas figlio e ne “I Miserabili” di Vicot Hugo, chissà se anche i poveri genitori di Camilla furono di questo avviso, vedendo spegnersi lentamente la loro unica bambina. 

Nei successivi 150 anni molte persone hanno pregato San Rocco, molte persone in questo tempietto si sono affidate ai suoi poteri taumaturgici. E’ stato il rispetto per l’amore e la devozione di un padre, come tutti i padri, verso sua figlia, a mantenere questo luogo al riparo del tempo, a proteggere teneramente la cripta dove ancora oggi riposa la piccola Camilla. Gli attuali proprietari, la famiglia Bezzo, sono diventati i custodi di questo luogo e delle spoglie di Camilla. 

Negli anni hanno cercato di averne cura riparando crepe, infiltrazioni del tetto e interni, ma ora urgono lavori ben più consistenti, lavori indispensabili per salvarla. I Bezzo hanno chiesto una mano, alle istituzioni comunali, alla diocesi, alle associazioni che hanno a cuore la storia di Vittorio Veneto, ma ad oggi nulla si è mosso.

(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Ricerche storiche a cura di Chiara Rainone).
(Foto e video: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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