Otorinolaringoiatria: un termine difficile da pronunciare e qualche volta frainteso, che all’ospedale di Vittorio Veneto descrive un reparto d’eccellenza a livello nazionale e non solo. Ce lo spiega il direttore Andy Bertolin, che con la sua équipe porta avanti da circa tre anni una tradizione che non ha abbandonato il piccolo ospedale della città a favore di altri poli più massicci, ma che vi si è radicato, condividendo la propria esperienza e le proprie tecniche anche all’estero attraverso la pubblicazione di studi e corsi di formazione.
Non è un caso che nell’area degenze al settimo piano, rinnovata la scorsa primavera, riposino pazienti provenienti anche dalle regioni a sud, arrivando a un totale di poco meno di tremila interventi chirurgici all’anno. Questo anche perché il centro di Vittorio Veneto è riconosciuto come centro di riferimento regionale per i tumori della laringe. Gli specialisti in questo campo sono specialmente chirurghi ma, proprio per la filosofia di questo reparto, operare dall’esterno non è sempre l’unica strada.
Direttore, cosa fa nello specifico un otorinolaringoiatra? E perché qualche giovane medico dovrebbe scegliere questa come disciplina?
Comunemente si ha una visione piuttosto limitata dell’otorino: si pensa a lui come il medico che visita le orecchie, toglie il tappo di cerume, le tonsille ai bambini e le adenoidi; questa invece, è una disciplina che prevede un’ampia variabilità al suo interno. Passiamo da patologie dell’orecchio, al naso, a patologie delle alte vie respiratorie, delle vie digestive, a tutte le patologie del collo: soprattutto questa è una disciplina con un’estrazione fondamentalmente chirurgica. Gran parte della nostra attività si svolge all’interno della sala operatoria – ci spiega il dottor Bertolin, portandoci a visitarne una – Il nostro lavoro richiede un’interazione multidisciplinare di collaborazione: per esempio con i chirurghi maxillofacciali, con gli oculisti, endocrinologi (per le patologie connesse alla tiroide) con i neurologi e neurochirurghi. Personalmente trovo molto affascinante questa specialità, anche perché alterna l’attività ambulatoriale alla chirurgia.
Perché questo reparto è particolarmente riconosciuto in Italia?
Il nostro reparto è riconosciuto come centro di riferimento regionale per i tumori della laringe. Questa è una storia che nasce negli anni ’70 grazie al professor Italo Serafini, un professore universitario di Padova, che venne a fare il primario qui a Vittorio Veneto e introdusse tutte le tecniche chirurgiche conservative della voce. Un tempo quando c’erano delle patologie di rilievo di tipo tumorale a livello della laringe venivano previsti solamente interventi mutilanti che prevedevano la laringectomia. Serafini fu il pioniere delle tecniche conservative della voce, quindi cercare di guarire mantenendo però una qualità della vita buona. Nel 2000, quando andò in pensione, prese il suo posto il dottor Rizzotto, ovvero il mio maestro, che ha implementato l’attività chirurgica e introdotto delle novità dal punto di vista delle tecniche chirurgiche e ha dato visibilità a livello internazionale attraverso delle pubblicazioni.
Normalmente chi si rivolge a questo reparto? Che tipo di patologie sono più frequenti e quali interventi portate avanti?
Oltre il 50% e il 60% dei pazienti hanno problematiche di tumore alle vie respiratorie. Noi partiamo da tecniche chirurgiche tradizionali per via esterna a tecniche passando invece a soluzioni più innovative, per esempio endoscopiche, ovvero che evitano i tagli dall’esterno attraverso la chirurgia laser e una strumentazione innovativa da un punto di vista tecnologico. Eseguiamo settoplastica, timpanoplastica, interventi che riguardano le ghiandole salivari, la ghiandola tirodie e così via.
Se dovesse fare in breve una raccomandazione generale ai nostri lettori in termine di prevenzione, cosa direbbe loro?
Beh, diciamo che per quanto riguarda le patologie di rilievo di tipo oncologico è ormai assodato che sono correlate per la maggior parte con il fumo di sigaretta e con le conseguenze del consumo alcolico. La prevenzione primaria significa evitare queste abitudini perché sono non una causa quanto un fattore predisponente alla comparsa di lesioni di tipo tumorale. Poi vi è una seconda possibilità di prevenzione attraverso una diagnosi precoce: una visita dall’otorinolaringoiatra, specie per chi ha queste abitudini, dovrebbe diventare routinaria. La visita è fortemente consigliabile anche quando ci sono dei sintomi persistenti che possono risultare sospetti: un abbassamento di voce, per esempio, una difficoltà a deglutire oppure una difficoltà respiratoria.
Prima ci diceva che la formazione per voi è prioritaria e che anche per questo dialogate con altri poli specialistici in Italia e nel mondo.
La formazione didattica qui a Vittorio Veneto è estremamente importante. C’è una tradizione anche in questo senso che nasce con il professor Serafini e poi viene portata avanti dal dottor Rizzotto. Ogni anno teniamo un organizziamo un master internazionale di endoscopia oncologica: sono delle giornate in cui svolgiamo un’attività chirurgica in diretta con 80 partecipanti. Quest’anno abbiamo introdotto anche la diretta streaming, con la possibilità di collegamento dei vari paesi di tutto il mondo. In queste occasioni invitiamo dei personaggi di spicco nell’ambito del nostro settore. Portiamo avanti anche diverse ricerche sulle innovazioni in questa disciplina, cercando di pubblicare i nostri dati all’interno di riviste scientifiche. Tutto ciò rientra all’interno di un ambito formativo scientifico che per noi è molto importante per mantenere uno standard qualitativo che poi si ripercuote nella quotidianità del reparto.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
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