In Piadera con l’ex ciclista Marzio Bruseghin dove il vino è biologico e lo sfalcio lo fanno gli asini

A pochi chilometri dal centro di Vittorio Veneto, salendo da Sant’Andrea si arriva ai quattrocento metri della località di Piadera. Amena frazione collinare tra Vittorio Veneto e Fregona, è un’autentica terrazza  sulla città “della Vittoria”. Le Grotte del Caglieron sono appena alle spalle e da lassù si gode una vista mozzafiato che spazia dal monte Baldo al santuario di Sant’Augusta, senza trascurare il Visentin, fino al rifugio Città di Vittorio Veneto sul Pizzoc, che sembra di poterlo toccare con una mano.

In questo angolo di paradiso si è ritirato Marzio Bruseghin. Quarantaquattro anni, un fisico perfetto, Bruseghin è stato per 16 anni un ciclista professionista dal palmares invidiabile. Specialista delle cronometro, la fatica non lo ha mai spaventato tanto che, ritiratosi dalle corse, ha scelto di fare il contadino.

La sua azienda agricola San Maman (nome tratto dalla vicina piccola chiesa di San Maman, protettore delle nutrici bisognose di latte) si sviluppa su 20 ettari di terreno, di cui 6 coltivati a vigneto di uva Glera. Si tratta di uno tra i più alti – se non il più alto – vigneti dell’intera denominazione del prosecco doc, dal quale Bruseghin trae un ottimo vino al quale ha dato il nome “Amets”, che in basco significa sogno. Il suo prosecco viene esportato in Norvegia, Inghilterra, Germania, Polonia e persino in Giappone.
Il segreto con il quale, senza dimenticare il mercato italiano, ha conquistato il mercato internazionale è il biologico.

Sì, perchè lassù in Piadera la contaminazione non esiste e fare biologico, oltre a essere una scelta di vita, diventa un obbligo. I suoi celebri asini usati per gli sfalci tra i vigneti, negli anni sono arrivati al numero di 29 e durante l’intervista si fanno sentire, quasi volessero dire qualcosa anche loro. Affabile e preparato, con Marzio Bruseghin una chiacchierata non diventa mai banale, offrendo un sacco di spunti interessanti.
Senza peli sulla lingua ha il coraggio di affermare che “se un centesimo su ogni bottiglia di prosecco venduta fosse investito sul territorio, si potrebbero fare grandi cose e sarebbe un modo per condividere la ricchezza anche con chi i vigneti non li ha”. La visita si conclude davanti a un buon bicchiere di prosecco, con il rammarico per un temporale estivo che, parola di Bruseghin, “ci ha privato di un tramonto dai colori indimenticabili”.
In fondo Marzio Bruseghin è questo, un uomo semplice, legato alla terra e ai suoi ritmi. Alla domanda se per 16 anni sia stato un contadino prestato alla bicicletta, non si offende e rilancia: “Spero siano di più gli anni che mi restano da fare il contadino di quelli che ho fatto il ciclista.”

(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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