Saccol, borgo da mille e una notte dove nasce il Cartizze, custode del castello del Mondeserto e della millenaria chiesetta di San Biagio di Stana

Ognuno di noi ha un luogo del cuore, un rifugio che lo protegge nei momenti difficili, un Paradiso da tenere nascosto.

Per gli abitanti di Saccol e di San Pietro, borgo e frazione di Valdobbiadene, questo luogo è sotto gli occhi di tutti ma pochi lo conoscono come meriterebbe. Un luogo ricco di storia, religione, specie ambientali, fatica tra gli erti filari del rinomato Cartizze.

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Questo luogo da fiaba è il Col Croset, chiamato anche colle della Bastia, che protegge da sempre il piccolo borgo di Saccol, il cui nome deriva appunto da “sub colle” (sotto il colle).

Il Croset ha origini lontanissime: basti pensare che, passeggiando tra i sentieri che ne valorizzano ogni sua parte, si scorgono qua e là delle conchiglie fossili di piccole e grandi dimensioni imprigionate tra le rocce.

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Non solo storia antica però, in quanto il vero momento di splendore del Col Croset fu l’edificazione del castello del Mondeserto, risalente all’incirca al XII secolo. Un piccolo castello di 500 metri quadrati con una torre di vedetta a 360 gradi.

Un punto di osservazione cruciale che non passò inosservato alla Serenissima, la quale ripristinò la fortezza per difendersi dalle mire espansionistiche dell’Impero, per poi abbandonarla nel Quattrocento quando occupò il trevigiano e lo governò fino al 1797.

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Un destino certamente crudele per il castello ma dai continui risvegli: nel novembre 1917, quando l’esercito austro-ungarico fu bloccato sul Piave dagli Italiani in ritirata da Caporetto, il nemico costruì un bunker e un osservatorio sulle fondamenta della torre medievale. Poi, il 4 novembre 1918, gli italiani vinsero la guerra e, con essa, “condannarono” al definitivo abbandono il castello del Mondeserto.

Di questa fortezza oggi cosa rimane? I resti delle mura e parte del basamento della torre. Ben poco e, purtroppo, dall’ultimo recupero negli anni ’90 e da un intervento degli alpini nel 2018, centenario della Grande Guerra, molto poco è stato fatto per la sua duratura conservazione. 

Un patrimonio abbandonato circondato da una distesa di vigneti a precipizio arricchita da muretti a secco secolari e, qua e là, da ulivi che si sposano amabilmente con le rive erte del Cartizze e della docg, dove l’agricoltura è eroica per davvero. 

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A poca distanza dal Col Creset si trova la millenaria chiesetta campestre di San Biagio di Stana, il santo taumaturgo protettore dalle malattie della gola. La chiesetta è tra i più antichi luoghi di culto di Valdobbiadene: viene infatti menzionata per la prima volta in un documento papale del 1297, ma pare sia ben precedente. I probabili fondatori sono stati i Benedettini di Vidor o di Colderove di Valdobbiadene.

Nel XVII secolo fu acquistata dalla famiglia Ferrari, che ne detenne la proprietà sino alla seconda metà dell’Ottocento, quando la ricca famiglia Pivetta la acquisì insieme ai terreni circostanti, diede alla chiesetta una struttura completamente nuova e la trasformò in una cappella funeraria privata che è ancor oggi esistente e in buono stato di conservazione.

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Il Col Croset, infine, sul versante sud, culla il centro di Saccol con la sua chiesetta dedicata a San Gottardo e, a poca distanza, la scuola elementare “VII Umanitaria”, dove fino all’anno scolastico 1969-1970 hanno imparato a leggere e scrivere centinaia di bambini della borgata.

Saccol, borgo da mille e una notte, dove Valdobbiadene docg e Cartizze sposano una storia millenaria, un luogo tutto da scoprire.

(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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