“Ocio che el morde, copelo”, alla scoperta del “Carbonaz” con il tecnico faunista Fabio Dartora

Grazie a Fabio Dartora, tecnico faunista esperto in monitoraggio della fauna selvatica, Qdpnews.it inizia un viaggio alla scoperta degli animali che vivono nei boschi e nelle campagne dell’Alta Marca Trevigiana.

Il primo protagonista dei nostri approfondimenti naturalistici è il biacco, meglio conosciuto in dialetto veneto come “Carbonaz”, un rettile della famiglia dei colubridi.

“Ocio che el frusta. El te cor drio e el te stritola, el salta, el sputa, el morde, l’è velenoso copelo – spiega Dartora – niente di più sbagliato. Spesso l’unica cosa che sentiamo dire del biacco è questo, e lo conosciamo perché lo vediamo per un attimo scappare velocemente tra i cespugli, facendoci prendere un gran spavento per il rumore che provoca all’improvviso (è la sua tattica per non farsi catturare e guadagnare tempo per nascondersi al più presto). Ma cosa sappiamo realmente di questo rettile nero e suggestivo? Poco, molto poco”.

Il biacco – prosegue – è un serpente della famiglia dei colubridi, non è velenoso ed è molto comune. Lo si può osservare mentre si scalda al sole in quelle fasce ecotonali tra il bosco e la zona prativa, lungo le siepi forestali di piante autoctone che offrono un’alta biodiversità e creano quel paesaggio, sempre più raro, che rappresenta le zone rurali. Il biacco si nutre di topi e altri piccoli mammiferi, uova e nidiacei, altri rettili come lucertole e ramarri, e anfibi come rane e rospi”.

“Viene predato dai rapaci come la poiana o il più raro biancone – aggiunge Dartora -, detto aquila dei serpenti che sorvola il medio corso del fiume Piave a caccia di biacchi. Capita di vedere i maschi nel mese di maggio combattere per la dominanza territoriale, intrecciandosi su le più bizzarre arene di lotta che possono essere giardini, strade o piccole radure. Si accoppia nella tarda primavera, maggio-giugno, e depone una decina di uova su anfratti alla base di alberi o rocce. I piccoli biacchi, di colore grigio con piccole striature gialle nella testa, nascono alla fine dell’estate, a inizio settembre. Lunghi circa 20 centimetri, iniziano a scoprire il mondo mantenendo la loro indole solitaria, e diventeranno adulti solo nel terzo o quarto anno”.

Il biacco non è affatto velenoso – precisa il tecnico faunista -, evita il contatto con l’uomo e scappa a gran velocità quando si trova vicino a una persona. Se catturato può solo difendersi mordendo ma il suo morso non è pericoloso perché non presenta nessun tipo di veleno. Non attacca e usa il morso solo per difendersi, se costretto, e la sua presenza è sinonimo di un ambiente sano. Quando vi capita di vedere un “Carbonaz” non serve ucciderlo, cercate invece di apprezzare il fatto di avere ancora degli ambienti integri e ricchi di biodiversità. Se vi spaventate alla sua vista, pensate che sta solo scappando, non vuole certo farvi del male”.

Fabio Dartora ha voluto segnalare anche alcune osservazioni di altri naturalisti proprio in merito al biacco.

“Del biacco nero – aggiunge Michele Cassol, agronomo forestale di Belluno – mi colpiscono in particolare quattro aspetti: sguardo, velocità, aggressività e adattabilità. Non è facile incrociare lo sguardo di un biacco ma, se la cosa accade, colpisce per la fierezza. È come un lampo: su qualunque superficie, appena spaventato, parte come una fucilata, come una freccia. L’aggressività è una qualità nota per la specie; nei giovani è sorprendente, una mordacità unica, inaspettata e incurante (se catturato). Lo si trova in una moltitudine di ambienti, anche degradati: una caratteristica vincente”.

“Del biacco – afferma Ivan Mazzo, faunista bellunese – mi piace la sua determinazione e la sua incredibile abilità nell’arrampicarsi negli alberi. Nonostante il suo carattere irascibile e mordace se molestato, il biacco o carbone è un ofide non velenoso. Appartiene alla famiglia dei colubri ed è dotato di una grande agilità e velocità che sfrutta per fuggire ai pericoli o nella caccia. Si ciba di altri rettili, vipere comprese, piccoli mammiferi, anfibi e uccelli di piccole dimensioni, comprese uova e nidiacei. Per questo motivo è possibile osservarlo mentre si arrampica con grande destrezza su alberi e arbusti”.

Giovanni Bombieri, naturalista erpetologo veronese, lo definisce un vero guerriero, tenace e indomabile, ma allo stesso tempo utile e fedele perché tiene sotto controllo i topi di chi ha la fortuna di averne uno nel proprio terreno.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Fabio Dartora).
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