“Sei proprio un allocco”, le curiosità sul rapace notturno insieme al tecnico faunista Fabio Dartora

“Sei proprio un allocco”: chiunque avrà sentito almeno una volta nella vita questa frase che rappresenta un modo di dire molto usato anche nella Provincia di Treviso.

Grazie a Fabio Dartora, tecnico faunista esperto in monitoraggio della fauna selvatica, prosegue l’approfondimento di Qdpnews.it sul variegato mondo degli animali che vivono nei boschi e nelle campagne dell’Alta Marca Trevigiana.

Il protagonista di oggi è l’allocco, un animale che merita di essere riabilitato e studiato, liberandolo dei pregiudizi che le tradizioni e i detti popolari gli hanno assegnato.

“L’allocco – spiega il tecnico faunista Fabio Dartora – è un uccello rapace notturno simile al gufo e alla civetta. Ha una testa rotonda e i suoi colori predominanti sono il grigio e il rosso ruggine. Diversamente dai gufi, non ha i classici ciuffi auricolari e gli occhi sono neri. Si ciba di piccoli mammiferi ma cattura anche rane, orbettini e grossi insetti. L’allocco nidifica nelle cavità dei grossi alberi oppure sui camini di case rurali o cavità di mura antiche”.

“Il suo classico verso “hu-hu-huuu” – prosegue -, lungo e cupo, lo si sente da lontano all’inizio della primavera. Nel mese di marzo comincia la deposizione delle uova e alleva in media da 2 a 5 pulli che usciranno dal nido all’inizio di maggio ma saranno ancora dipendenti dalla madre per almeno un altro mese”.

A volte, quando si discute di piccoli di uccelli sentiamo parlare di “pulli”, altre volte di “pulcini”: qual è la differenza sostanziale? Si preferisce usare il termine pulcini quando questi nascono già abili a muoversi e nutrirsi autonomamente, mentre per pulli ci si riferisce invece alla “prole inetta”, ovvero a quei nidiacei che hanno bisogno di cure da parte dei genitori per diversi giorni prima di involarsi.

“Quest’anno – conclude il tecnico faunista originario di Pederobba – mi sono stati segnalati molti avvistamenti di piccoli allocchi che sembravano aver perso la madre ma, in realtà, la madre è sempre presente e con il calare delle tenebre torna a prendersi cura dei suoi piccoli che, mentre esplorano i dintorni, si sparpagliano nelle vicinanze del nido. Essendo ancora non abili al volo finiscono per terra ma, piano piano, si arrampicano. L’allocco è un “credulone” ma è molto importante per l’equilibrio della complessità ambientale che ci circonda”.

L’allocco è strettamente legato agli ambienti forestali, si adatta facilmente anche agli ambienti agricoli e antropizzati in cui frequenta cascine, fienili, orti, parchi e giardini, nonché i pieni centri storici di città di grandi e piccole dimensioni.

Strettamente notturno al di fuori del periodo della riproduzione, durante l’allevamento dei piccoli è attivo anche al crepuscolo o in pieno giorno.

Per il riposo utilizza posatoi su conifere, alberi coperti di edera, camini e anfratti nelle cascine o nei monumenti.

Nel 2014 sono circolate delle foto di un piccolo allocco nel parco di Villa Brandolini a Solighetto: non dobbiamo sorprenderci perché è molto facile trovarlo anche nei nostri parchi: l’allocco in questione era caduto dall’albero dopo un forte temporale.

 

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Alessandra Andrighetto).
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