Cison di Valmarino, Max Solinas oltre al lupo: la tensione positiva nella ricerca dell’ombra e dell’equilibrio

È improbabile che, addentrandovi tra gli alberi, nella foresta di San Silvestro a Cison di Valmarino, vi sia possibile intravedere un lupo: eppure, si dice – e questo non nelle leggende – che esso indiscutibilmente esista.

La presenza silenziosa di questo magnifico predatore nella Vallata rende un avvistamento raro e difficile. Avvistabile è invece, sempre in quei boschi, durante il giorno ma non solo – anche durante il pernottamento – lo scultore e scrittore Max Solinas: intento a esaminare le venature di un ceppo o la direzione dove un fulmine ha toccato una corteccia, con la sua pelliccia e il suo passo rapidissimo, ci accompagna lungo un sentiero che pare conoscere quasi si trattasse del suo soggiorno, alla ricerca di un’ombra.

Il lavoro di Max non è stato sempre e solo creare: prima dei romanzi, prima dell’esposizione di sculture in legno, prima della montagna e della foresta, la vita dell’autore procedeva con normalità: accenna al Quotidiano del Piave il viaggio intrapreso per passare da imprenditore a uomo di famiglia, descrivendo quello che dichiara esser stato un personale “richiamo della foresta”.

Descrive l’incanto subito dalle montagne bellunesi della Val Morel, quello che l’ha portato poi a optare per una vita di ricerca, di ritiro, di solitudine con l’obiettivo di tornare al branco di tanto in tanto e raccontare con la scrittura ciò che ritiene di aver scoperto.

Nel corso dell’intervista, svoltasi lungo i sentieri che portano al Bosco delle Penne Mozze, distinguiamo tre parole chiave che secondo una prima analisi vanno a collidere e cooperare tra loro sia nel titolo e nei contenuti dell’ultimo romanzo “Il lupo e l’equilibrista”, edito da Garzanti, sia termini rintracciabili nelle sue sculture come nella vita quotidiana: rispettivamente le parole sono ombra, equilibrio e tensione.

Tensione: ritroviamo sul sentiero un tronco spezzato a metà da un fulmine. Lo scultore ci mostra la netta differenza tra le forme di un taglio a vivo con la motosega e un “eliminazione naturale”.

Descrive l’energia scagliatasi contro l’albero con la parola “urlo” e aggiunge entusiasta: “Riuscite a immaginare la tensione che c’è qui dentro?”.

Le figure femminili e non solo, quelle che Max riproduce nel suo laboratorio, cercano una tensione “positiva”, che va a distinguersi dalla tipica ansia dell’umano moderno e che permette di godere di ciò che rappresenta l’essenzialità di una forma.

Ombra: nelle precedenti interviste, il particolare rapporto tra Max e il lupo aveva sempre preso una posizione centrale e preponderante. Sia l’attenzione dei lettori, sia il tema delle questioni proposte si scostano – a detta dell’autore – dal vero tema del suo raccontare e raccontarsi: Max si concentra non tanto sulla figura del lupo, quanto sulla sua ombra, che rappresenta molto meglio del predatore stesso ciò che Max cerca con ardore.

Nell’immaginario leggendario e fiabesco, infatti, il lupo è effettivamente la figura che più si avvicina all’allegoria della parola ombra, la raffigurazione di qualcosa che si intravede, che si teme ma che in ogni caso c’è e ascolta.

Equilibrio: nell’ultimo romanzo di Max, il protagonista, Chris è definito l’equilibrista. La sua natura rappresenta la ricerca – autobiografica – di un bilanciamento tra ciò che si ha e ciò che si ottiene.

Una stabilità che si guadagna con un viaggio alla riscoperta di un istinto naturale, animale. “Spesso mi chiedo a cosa pensino gli animali. Poi, anche se non mi ritengo un etologo, mi rendo conto che gli animali non pensano, piuttosto vivono. Io dico che dovremmo fare come loro qualche volta”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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