Il santuario di Santa Maria delle Grazie: mistica sentinella tra i colli di Colbertaldo

Il Santuario della Madonna delle Grazie venne fondato intorno alla metà del Trecento tra le colline di Colbertaldo, nel comune di Vidor. La sua collocazione, accanto al torrente Teva, è particolarmente suggestiva, così lontana dalle rumorose vie di comunicazione da regalare al visitatore la forte sensazione di trovarsi in un luogo senza tempo.

I suoi fondatori sono stati i Servi di Maria, arrivati dal convento di Santa Caterina in Treviso per sfuggire alla devastante epidemia di peste nera. Probabilmente in questo luogo esisteva già una piccola basilica o una nicchia dedicata alla Madonna, alla quale i pochi monaci in pena chiesero la salvezza loro e quella della gente dei villaggi intorno.

In seguito a queste preghiere, nessuno degli abitanti di San Giovanni, Bigolino e Colbertaldo morì di peste. Scampati dal terrore e dal pericolo di una morte dolorosa e umiliante, essi riconobbero la Grazia della Madonna di quel luogo, che ricevette così il suo dolcissimo nome.

Non furono facili gli anni successivi, durante i quali i monaci vissero solo di elemosine senza una propria dimora, ospitati presso la fornace della famiglia Piacentini. Col passare del tempo crebbe intorno a loro affetto e fiducia, ma soprattutto si consolidò l’affezione alla Madonna, portatrice di Grazie. Forse nella costruzione della chiesa si partì da un primo nucleo originario, che venne modificandosi e ampliandosi nel tempo.

La prima testimonianza di una donazione è solo del 1488, quando Francesca Dalla Cortina da Bigolino decide che, dopo la sua morte, vengano dati dieci carri di pietre per continuare la costruzione della chiesa già iniziata. Del convento o “casa granda”, affiancata al santuario, si incomincia a parlare a metà Cinquecento.

Quando nel 1776 la Repubblica di Venezia diede inizio alle soppressioni monastiche, anche i monaci di Colbertaldo se ne dovettero andare e il convento divenne ospizio. Sappiamo che nel 1835 fu destinato ad accogliere malati di colera. 

Attualmente il complesso è costituito dalla chiesa e da altri edifici a essa adiacenti, che si sono sviluppati nel corso degli anni sulla base dell’antico monastero. Intorno a loro, al centro del magnifico anfiteatro collinare, c’è un grande cortile, sede degli incontri e della socialità. La chiesa ha l’entrata a ovest ed è costituita da un unico ambiente che fonde insieme armonia, bellezza e spiritualità.

È ornata alle pareti da numerosi ex-voto donati dai fedeli di oggi e di ieri. Dietro l’altare risalta l’immagine miracolosa e taumaturgica della Madonna col Bambino e Annunciazione, collocata entro una nicchia con cornice a stucco settecentesca, cuore del santuario. I volti sono puri e rapiti nell’estasi della preghiera, mentre il Bambino Gesù tiene lo sguardo tra le pagine del libro che ha tra le mani.

L’opera risale all’ultimo quarto del XV secolo ed è stata realizzata da un ignoto pittore locale che, attingendo ai repertori tardo-gotici dei Vivarini e dei Tolmezzini mediati dalla scuola feltrino-bellunese, usò per la sua composizione colori dai toni caldi (dall’ocra al rosso-mattone), che richiamano quelli della terra circostante.

Il suo fascino è rilevante, il suo messaggio coinvolgente e, nonostante il passare degli anni, dopo un sapiente intervento di restauro si trova in buono stato di conservazione. 

Dalla primavera all’autunno il parroco della parrocchia di Colbertaldo officia ogni domenica la Messa, alla quale accorrono ancora oggi numerosi i fedeli, che giungono dai vari paesi con la stessa intensa devozione di tanti anni fa.

(Fonte: Maurizia Manto).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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