Santa Maria Nova a Serravalle: da Tiziano a Pietro Pajetta, testimone di cinque secoli di arte e fede

Serravalle è uno dei due centri storici di Vittorio Veneto, oltre che uno dei quartieri più suggestivi del territorio pedemontano. Visitarlo significa dedicare del tempo a delle passeggiate lungo il fiume Meschio, sotto gli antichi portici o salendo al santuario di Santa Augusta; oppure gustare la bellezza dei palazzi affrescati e delle opere d’arte custodite nei musei o nelle chiese.

Tra queste, nei pressi di piazza Flaminio è d’obbligo entrare nel Duomo di Santa Maria Nova, affacciato in maniera del tutto insolita sul corso d’acqua invece che sulla piazza stessa o l’abituale sagrato. In questo sito si conosce la presenza di un primo luogo di culto dagli inizi del XIV secolo, il quale subisce nel tempo importanti rimaneggiamenti fino a venire sostituito con l’attuale nella seconda metà del XVIII, mantenendogli accanto il campanile Cinquecentesco.

La ricostruzione – su progetto di Angelo Schiavi da Tolmezzo – si deve principalmente a due motivi: per l’aumento del numero dei fedeli e per le precarie condizioni statiche, causate anche alle esondazioni del Meschio. L’edificio è neoclassico ad una navata, decorato internamente da otto altari marmorei che a loro volta custodiscono opere d’arte molto diverse tra loro, dalle testimonianze della chiesa precedente ai manufatti di inizio Novecento.

Fra tutti spicca in maniera particolare l’altare della confraternita dei Battuti, posto a sinistra del presbiterio e datato al 1645 in due interessanti iscrizioni alla base. Il commesso marmoreo del paliotto presenta l’immagine del flagello – simbolo dei committenti – mentre al di sopra è posto un altorilievo Secentesco del serravallese Francesco Cavriani con la Madonna e i santi Augusta, Marco, Lorenzo e Paolo.

Sempre tra gli altari della navata, ma sul lato opposto, meritano speciale attenzione i primi due accanto all’ingresso: in ordine, una Sacra Conversazione del 1903 ad opera di Pietro Paietta, firmata e datata in un angolo della composizione; subito dopo, una sgargiante Incoronazione della Vergine tra le sante Augusta ed Elena, attribuita al Pomarancio e incorniciata di candido marmo di Carrara su commissione della famiglia Minucci.

Il Duomo di Santa Maria Nova è però normalmente conosciuto per la presenza di una particolare opera d’arte, ovvero la pala di Tiziano Vecellio, addossata alla parete del coro. Commissionata nel 1542 e consegnata circa dieci anni dopo, presenta in primo piano due monumentali Andrea e Pietro che con sguardi e gesti ci invitano a guardare verso la Madonna con Bambino in gloria. Maria, seduta su nuvole cupe di tempesta e circondata da una corte di angeli, è il fulcro degli effetti luministici di Tiziano, il quale le incorona il capo di una straordinaria luce dorata.

Il nitore delle pareti bianche sembra pensato appositamente per far risaltare queste opere ed aiutare i nostri occhi a gustarne i particolari: le raffinatezze degli altari lapidei, lo sfondamento prospettico dell’affresco del soffitto – di mano di Giambattista Canal – e i dipinti di epoche diverse, tra cui le tele di Francesco da Milano, già portelle per l’organo rinascimentale. È così, con la sua sfaccettata bellezza, che il Duomo di Serravalle può essere annoverato tra le chiese del nostro territorio capaci di immergerci in cinque secoli di arte, storia e devozione.

(Autore: Cristina Chiesura).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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