Una fotografa di Volpago raccoglie le immagini dell’influenza Spagnola e si rivedono le stesse scene del Covid-19

L’influenza Spagnola del 1918, nelle immagini dell’epoca, non è dissimile dal Covid-19. L’idea di raccogliere le fotografie che testimoniano la grande influenza che ha colpito tutto il mondo tra il 1918 e il 1920 e che ha provocato ufficialmente 50 milioni di vittime (altre fonti parlano di 100 milioni) su 500 milioni di contagiati, non poteva che venire a una persona che, della fotografia, ne ha fatto il suo mestiere.

È Miranda Doro, fotografa da 37 anni, e da 20 anni ha il negozio Centrofoto D&D nel suo paese d’origine, in piazza Bottari a Volpago del Montello.

“Costretta a casa la scorsa primavera – ci racconta Miranda – ho iniziato a cercare sul web immagini della pandemia dell’influenza Spagnola e vi ho trovato il mondo. In quelle fotografie ho rivisto le scene che mi si presentavano davanti tutti i giorni e che vedevo in televisione. Altri vestiti, altri luoghi, ma le immagini non sono molto diverse da quelle di oggi. Mascherine, pure sugli animali, corpi schierati come abbiamo visto a Bergamo. Ospedali trasformati in lazzaretti”.

influenza spagnola

All’interno del suo negozio Miranda Doro ha raccolto diverse di queste immagini in un grande tabellone, quasi a ricordarci che la storia ritorna come sosteneva Giovambattista Vico. Ci sono le persone a passeggio per le città con quelli che oggi si chiamano “dispositivi”, il vetturino di un tram che non fa salire a bordo una persona che non indossa la mascherina, gruppi medici di soccorso in motocicletta, e molte altre immagini anche piuttosto curiose, come il barbiere che ha portato in strada la sua attività per non restare in un ambiente chiuso o il gruppo di famiglia con un gatto che indossa la mascherina in braccio a uno di loro.

Poi c’è l’avviso pubblico del “Dipartimento cantonale igiene e lavoro – Servizio d’igiene”, l’antesignano degli attuali Dpcm. Anche in questo caso, molte regole scritte ricordano le attuali disposizioni del governo.

La grippe che si legge sul volantino è il modo arcaico di chiamare l’influenza. Si vede come le disposizioni non siano cambiate: dal non frequentare osterie, teatri, cinema, a evitare la stretta di mano, a curare l’igiene personale ed evitare assembramenti.

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Un’epidemia influenzale, quella Spagnola, che è durata complessivamente nel mondo dal gennaio 1918 fino al dicembre 1920. Quasi tre anni, ma secondo alcune testimonianze raccolte all’epoca, poche per la verità, in ciascuna area l’influenza ha perversato per circa tre stagioni. Ricordiamo che, in quel periodo, in gran parte d’Europa si combatteva la Prima Guerra Mondiale.

Da parte dei governi che controllavano l’informazione c’era il più assoluto negazionismo per evitare di avere ripercussioni sui piani strategici militari. In Spagna non si combatteva e fu soprattutto per questo motivo che viene tuttora definita la Spagnola, perché in quel paese la stampa non ne negava l’esistenza.

Proprio per le scarse testimonianze storiche non si conoscono esattamente le origini di questa pandemia; alcuni la fanno risalire a un’area del Kansas, negli Usa, altri dalla Cina.

Indubbiamente, in Europa, la Spagnola fece più vittime di quella che è considerata la guerra più sanguinosa della storia.

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: Miranda Doro).
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