“Scultore non per caso”. In mostra nella Rotonda di Villa Papadopoli le opere di Matteo Cocomazzi: “Lavorare il legno mi regala emozioni indescrivibili”

Molte persone mi chiedono quale sia il significato delle mie sculture ma io faccio fatica a darne uno: sicuramente ce ne sarà uno nascosto ma di fatto, quando inizio a scolpire, molto spesso non so effettivamente quale sia. Mi piace che ognuno possa dare alle mie opere il significato che vuole”.

Con queste parole lo scultore vittoriese Matteo Cocomazzi ha voluto descrivere la genesi delle opere che ha iniziato a realizzare a partire dal 2018 quando, quasi per caso, ha dato una nuova vita al suo studio di architettura immerso in un vero e proprio paradiso naturale nelle colline di Vittorio Veneto.

Alcune delle sue sculture si potranno ammirare fino al prossimo 29 maggio negli spazi della Rotonda di Villa Papadopoli a Ceneda di Vittorio Veneto, dove ieri sera è stata inaugurata la mostra dal titolo “L’emozione dell’archetipo e della sintesi”, alla presenza della professoressa Paola Alessandra Vacalebre, di Aldo Bianchi, presidente dell’Associazione Zheneda, la realtà cittadina che ha promosso l’evento, e di tanti appassionati d’arte.

Cocomazzi, vissuto da sempre in mezzo all’arte, risiede da anni a Vittorio Veneto ma proviene da San Giovanni Rotondo, città in provincia di Foggia alla quale è sempre rimasto legato nel tempo.

Dopo aver frequentato l’Istituto d’arte a Foggia, a 19 anni si è trasferito a Venezia dove poi si è laureato in Architettura.

Dal 1987 fino al mese di settembre del 2021 ha insegnato Discipline Progettuali di Architettura e Ambiente e Discipline Progettuali di Design Industriale all’Istituto Statale d’Arte di Vittorio Veneto, oggi Liceo Artistico “Bruno Munari”.

Cocomazzi lavora anche nel campo dell’edilizia residenziale privata ed è un grande appassionato di fotografia e di cucina ma i suoi interessi non si fermano qui: ha corso 42 maratone in Italia e nel mondo tra New York, Parigi, Praga, Berlino, Vienna, Madrid e Barcellona.

“Sin da ragazzo ho sempre costruito – spiega Cocomazzi – Per me è stato anche naturale fare delle cose: sono partito, quasi casualmente, facendo pendagli e raccogliendoli inizialmente in alcune bacheche. Ad un certo punto ho pensato che avrei potuto ingrandire dei particolari di questi oggetti, in fondo un pendaglio è una piccola scultura. Amo i materiali naturali in generale anche se prediligo il legno, perché ha una facilità di lavorazione ma anche perché da ragazzo andavo in una falegnameria vicino a casa dove mi mettevo a costruire degli oggetti”.

Lo scultore pugliese ha fatto anche qualche lavoro in pietra e in marmo, ma il piacere di toccare il legno e sentire le venature scatena in lui delle emozioni che la pietra non è riuscita a trasmettergli.

Accanto alla sua abitazione, scelta per la copertina della rivista “VilleGiardini” del mese di febbraio del 2000, si trova quello che fino a 4 anni fa era il suo studio di architettura, diventato ora il laboratorio nel quale trasforma il legno nelle sue sculture.

“Il grosso del lavoro – racconta Cocomazzi -, in realtà, lo faccio all’aperto mentre all’interno del mio laboratorio faccio qualche piccolo lavoretto di carteggiatura, di rifinitura e di verniciatura oltre al disegno e alla progettazione vera e propria. Ogni tanto prendo delle piccole parti del paesaggio, per esempio dei pezzi di legno contorti che raccatto qua e là, che mi servono per le mie opere. La natura, lo dico sempre, è più brava di noi e per questo a volte mi piace anche lasciare al naturale i sassi o i rami che raccolgo”.

Nel suo approccio alla scultura la “sensazione tattile” è fondamentale e il rapporto con il legno nel tempo si è trasformato in una simbiosi capace di generare risultati sorprendenti.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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