Le Colline Unesco a Cortina nell’esposizione dell’architetto artista Lucia Tomasi: al Miramonti Majestic Hotel, opere sulla bellezza delle nostre colline

Un sottile filo d’argento che collega la perla delle Dolomiti alle Colline Unesco: l’esposizione dell’artista architetto Lucia Tomasi, visitabile al Miramonti Majestic Grand Hotel di Cortina d’Ampezzo è stata pensata anche per unire i patrimoni, o meglio per riunirli, visto che la bellezza del Veneto segue sull’asse verticale l’andamento del fiume Piave.

Attraverso un percorso che insegue le stagioni, tra scorci che esaminano nei dettagli i panorami tra natura e opera dell’uomo, la Tomasi interpreta un territorio collinare di cui possiamo ancora sorprenderci, specie in contrasto con le aguzze vette innevate ampezzane e cadorine.

L’edificio dell’hotel a cinque stelle Miramonti Majestic, risale al 1902, e ha ospitato figure di grande rilievo: nella scaletta degli eventi, assieme al vernissage della coneglianese Lucia Tomasi, c’erano Bruno Vespa, Gennaro Sangiuliano e altri personaggi della scena culturale italiana.

La mostra si compone di diverse sezioni, che ritraggono i paesaggi delle Colline Unesco da Valdobbiadene fino a Conegliano e Vittorio Veneto: tra i temi che ritrae ci sono l’incontro tra l’architettura della natura e quella dell’uomo, il rispetto per i luoghi sacri, il mistero e il folklore veneto tra i filari, l’inverno, la bellezza delle viti eroiche e secolari ritratte come crocefissi, a cui, secondo l’artista, andrebbe attribuita una vera e propria medaglia.

La prima sezione si può definire “Dal piano al monte”: “Ho voluto mostrare l’enorme varietà del paesaggio – spiega Lucia Tomasi – Si parte da scorci come quello della Valbona di Conegliano e quello di Formeniga per arrivare ai 500 metri di Combai: man mano che si sale di quota, anche la geometria della natura cambia e diventa sempre più irregolare”.

Si passa poi a “Le cattedrali verdi”: qui l’artista racconta la zona più alta della core zone Unesco, dove i vigneti sono caratterizzati da alcune raggiere che appaiono come navate verdi. Queste opere, come descrive l’artista, sono anche un omaggio a coloro che hanno costruito questi paesaggi nei secoli. In questa sezione, in particolare, si nota un’opera che ritrae un paesaggio infuocato, dove i colori, a parere dell’artista, non sono stati sufficienti a descrivere la vivacità delle tinte del tramonto ritratto. In un’altra, a essere rosseggianti sono le ombre, come per suggerire la presenza di esseri soprannaturali e cari al folklore trevigiano.

Il rapporto tra l’architettura dell’uomo e quella della natura viene descritto nella sezione successiva: ville venete, castelli di pietra e architetture minori come antiche edicole sembrano nate dal terreno, come le viti rampicanti che le avvolgono. Giusto accanto c’è la sezione chiamata “Le viti maritate”, che descrivono amori tra ramificazioni di glera, gelsi, ciliegi e salici.

Conclude la terza parete la composizione “Quattro inverni in Core Zone”: qui le colline di Farra di Soligo e Col San Martino, le “Tenade” di Follina e Campea, mostrano con pochi dettagli e toni azzurri e violetti l’inverno sulle Colline Unesco. A chiudere l’esposizione è un magnifico trittico che racconta la sacralità del paesaggio: protagonista il Santuario di Collagù e due vedute, in autunno e in primavera. Al centro prende spazio quello che Lucia Tomasi definisce “l’albero della vita”.

Ho voluto portare la mostra al di fuori dell’ambito collinare per poter far risaltare di più questo sito, dichiarato patrimonio dell’umanità. Noi che vi abitiamo spesso non ci facciamo più quasi nemmeno caso. Purtroppo ci si abitua a tutto, anche alla bellezza – racconta Lucia Tomasi. – Quasi tutti i giorni esco a passeggiare e trovo, per quanto mi rechi in zone vicine, qualcosa di nuovo. Per questo ho bisogno di esprimere la mia meraviglia con nuove forme e colori”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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