Valdobbiadene, il Cesen luogo di culto per quattro secoli: 105 monete romane ritrovate in vetta

Il valico del monte Cesen, il comprensorio montuoso che sovrasta il territorio di Valdobbiadene collegando l’Alta Marca Trevigiana alla Val Belluna, è stato senza dubbio un luogo di culto pagano in epoca romana tra il I e il IV secolo dopo Cristo. Lo testimoniano le 105 monete ritrovate in cima al massiccio valdobbiadenese a quota 1.570 metri sul livello del mare.

È quanto si evince dal convegno “Le monete romane del monte Cesen” tenutosi ieri pomeriggio, sabato 23 novembre 2019, all’auditorium Celestino Piva di Valdobbiadene, traguardo e ripartenza di un progetto di studio e ricerca cominciato 23 anni fa. Presenti a relazionare sul lavoro svolto alcuni tra i soggetti e gli attori principali (nella foto in alto, ndr).

La prima scoperta fortuita in cima al Cesen risale infatti al 1996 ad opera di Ugo Dalla Longa, appassionato locale e tenace volontario che fin da subito si è prodigato per consegnare al museo di Montebelluna i primi reperti, avviando in seguito un progetto con la Soprintendenza per attuare uno scavo archeologico e recuperare i finanziamenti necessari.

Passano 5 anni, salta qualche piano e tutto si complica. Ne passano altri 11 e finalmente nel 2012 parte la prima delle tre campagne di scavo, proseguite rispettivamente nel 2013 e nel 2015.

Fondamentale l’apporto volontaristico di Dalla Longa e del gruppo “Amici del museo di Belluno”, artefici dell’allestimento del campo base e del vettovagliamento, nonché della sistemazione di superficie dell’area prima e dopo gli scavi. Un impegno che oggi, tre anni dopo l’ultima campagna, non sarebbe possibile concretizzare a causa delle normative vigenti che impediscono l’intervento dei volontari.

“Lo scavo archeologico stratigrafico – ha spiegato ieri Luca Rinaldi, geo archeologo e direttore degli scavi – si è sviluppato in 4 aree per una superficie di circa 80 metri quadrati con il ritrovamento di 105 monete. Lo studio del suolo ha permesso di capire che in vetta al Cesen, in epoca romana, si sono susseguiti due periodi di frequentazione: uno tra il I e il II secolo e l’altro tra il III e il IV secolo dopo Cristo“.

A delineare l’ipotesi del carattere votivo del luogo c’è anche il ritrovamento di alcuni blocchi di calcare tra la superficie e il paleosuolo di regolite connessi al crollo di un muretto che con ogni probabilità delimitava l’area di culto in cui le monete venivano interrate in piccole fossette ricoperte da scaglie di biancone.

“Finito lo scavo – ha evidenziato Benedetta Prosdocimi, funzionario archeologo della Soprintendenza – non finisce il lavoro. Gli esiti sono stati pubblicati sul “The Journal of Archaeological Numismatics”. Il sito presenta delle affinità con altri santuari pagani ritrovati in alture del trevigiano e del Veneto. Oltre al Cesen il monte Altare a Vittorio Veneto, il Castellir di Villa di Villa a Cordignano, Lagole a Calalzo, il monte Calvario di Auronzo e il Summano di Santorso”.

Senza tralasciare l’analogia con il passo della Cisa, tra l’Appennino ligure e tosco-emiliano, dove sono state ritrovate delle monete romane deposte singolarmente in fossette interrate.

Ma dove e quando si potranno vedere le monete recuperate sul Cesen? Lo ha spiegato Emanuela Gilli, conservatrice archeologa del museo civico di Montebelluna. I reperti saranno i protagonisti di una sezione della nuova mostra “Sapiens, da viaggiatore a Cyborg” a partire dal prossimo 15 febbraio 2020 proprio al museo montebellunese.

In chiusura Marco Perale, storico e assessore alla cultura del Comune di Belluno, ha sottolineato come ogni epoca possa insegnarci a guardare al futuro e alle prospettive che nascono dalla lettura e dall’interpretazione della lettura storica.

“Fa piacere sapere – ha commentato Luciano Fregonese, sindaco di Valdobbiadene, presente al convegno – che due mila anni fa il nostro territorio fosse vissuto. Questo ci deve far riflettere perchè siamo di passaggio in una storia lunga millenni. Il museo del paesaggio, in fase di realizzazione nell’area dell’ex opificio di Villa dei Cedri, potrà essere uno strumento utile a dar risalto a questo lavoro”.

“Ora daremo spazio alla divulgazione – ha concluso il promotore Ugo Dalla Longa – e alla promozione del lavoro svolto, strizzando l’occhio alla vocazione turistica di un paesaggio Patrimonio dell’umanità con visite guidate al sito del Cesen e agli spazi museali”.

(Fonte: Gianluca Renosto © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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