Giancarlo Pontini, storia di un artigiano della scarpa: dalle Olimpiadi alla Formula Uno, dal cavalierato alla cattedra in Argentina

“Non avrei mai avuto una vita così ricca di soddisfazioni senza il supporto di mia moglie e della mia famiglia” racconta commosso Giancarlo Pontiniartigiano calzaturiero di Caerano, la cui firma ha accompagnato per anni decine di sportivi, dalla Formula Uno alla scherma, dal ciclismo al golf.

“A 14 anni, come gli altri, andai a imparare il mestiere e appresi come tagliare le scarpe di pelle – racconta – Mio padre notò che avevo una predilezione per il disegno e nel 1969 mi mandò all’istituto Ars Sutoria di Milano, a quel tempo era l’unico istituto calzaturiero di livello in Italia che formasse modellisti. La scuola costava una fortuna e la mia famiglia fece grandi sacrifici. Al mio ritorno, fortunatamente, riuscii a ripagarli”.

Agli esordi, Giancarlo lavorò per la Munari di Cornuda, per la Diadora e si prestò come consulente per altre aziende, tra cui la Nordica: avvicinandosi ai trent’anni scelse di iniziare a produrre scarpe da donna a firma propria e avviò un’azienda strutturata.

Oltre alla produzione, che portò avanti con i propri dipendenti, si dedicò a disegnare e realizzare modelli unici su commissione: un giorno alla sua porta bussò il noto pilota Arturo Marzario (famoso per aver salvato Niki Lauda a Nürburgring), chiedendo un paio di scarpe su misura per uno specifico problema al piede.

Dopo aver ricevuto dal pilota alcune note tecniche, Pontini riuscì ad accontentare non solo lui, ma anche molti altri nomi delle quattro ruote, tra cui Enrico Bertaggia, Guido Daccò e molti altri tra rally, Formula, e karting. “Al sabato e alla domenica ero sempre in qualche pista diversa – ricorda Pontini – Seguivo i piloti, mi appassionavo e lavoravo così, a testa bassa”.

Lui e sua moglie Mariagrazia ebbero tre figli maschi, che gradualmente iniziarono ad appassionarsi alla bicicletta: “Cominciai col fare delle scarpe da ciclismo su misura per i miei figli e finii per farli a diversi atleti, comprese intere squadre – racconta – Erano tempi d’oro per il ciclismo nel Montebellunese”.

A quel tempo, Pontini conobbe Sergio Bianchetto, a cui venne assegnato il compito di allenare una squadra olimpionica cinese di ciclismo: “Devi fare un’opera d’arte – mi ha detto, – Così la nazionale ha avuto le scarpe da me e le biciclette da Pinarello”. Il fatto venne segnalato al Coni e pochi mesi dopo a casa Pontini arrivò una pergamena: “Io non sono nessuno, trovarmi a ricevere il cavalierato dall’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini, è stato qualcosa di davvero incredibile”.

“Si presentò qui una ragazza bionda, bellissima – racconta poi Giancarlo Pontini, mostrando alcune fotografie – Mi disse che aveva davanti l’occasione più grande della sua vita e che l’Adidas, marca che solitamente indossava, non aveva voluto farle delle scarpe adatte per l’occasione. Io non ne avevo mai fatte di quel tipo, ma dopo vari tentativi ci sono riuscito. Ecco, vedi in questa foto, Dorina Vaccaroni ha addosso le mie scarpe e vinse la medaglia d’oro di scherma alle Olimpiadi”. Una delle scarpe è custodita al Museo dello Scarpone di Montebelluna, l’altra nello studio di Pontini.

“Quando tutti aprirono le produzioni in Romania, io misi su una fabbrichetta in Argentina, – continua il designer di Caerano – Conoscevo la lingua e per via dell’impresa che portavo avanti entrai nei circuiti locali dei concorsi di bellezza. Mi sembrò una buona idea registrare il marchio Miss Fashion Pontini Argentina e partecipai a tutte le edizioni, portando a Montebelluna come ospite la Miss vincente”. Il nome di Pontini arrivò anche ad Asunción, partecipando a tutte le edizioni di Miss Paraguay e in Bolivia.

Gli venne chiesto di insegnare la materia all’Università di Mendoza, in collaborazione con la Regione Veneto: oltre alla propria produzione, che continua a portare avanti instancabilmente, prima della pandemia Giancarlo continuava una prolifica collaborazione con Dorina Vaccaroni, ora atleta nell’endurance ciclistico, e con altre figure che hanno fatto grande lo sport italiano nella seconda metà dello scorso secolo.

Anche i trofei e le targhe di riconoscimento continuano ad accumularsi sugli scaffali del suo ufficio, così come le partecipazioni ad aventi come la Biennale di Malta. “Ai giovani stilisti e modellisti io dico di continuare a valorizzare l’eccellenza calzaturiera che abbiamo in questo territorio – esclama il cavalier Giancarlo Pontini – perché si tratta di un patrimonio che non bisogna ignorare. Mi batterò sempre per questo”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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