Prosegue l’approfondimento di Qdpnews.it sulla fauna selvatica dell’Alta Marca Trevigiana grazie al tecnico faunista Fabio Dartora, esperto in monitoraggio della fauna selvatica.
Il protagonista di oggi è il cuculo per il quale si racconta che sessanta anni fa, negli asili del vittoriese ma non solo, si recitava questa filastrocca: “Cucù cucù l’aprile non c’è più, è ritornato maggio col canto del cucù”.
“In molti hanno sentito il canto del cuculo – spiega Fabio Dartora -, lo si sente anche se lontano. La primavera prende vita con il canto del cucù, ma come è fatto un cuculo? Mentre tutti i versi degli uccelli li riconosce solo un esperto, quello del cuculo lo distingue chiunque, anche se non esperto di ornitologia. Invece, riconoscere un cuculo a vista senza sentirne il canto è molto più difficile e, spesso, non è cosa per tutti come lo è il canto. Il cuculo è un uccello insettivoro della famiglia dei cuculidi, il colore dominante è il grigio omogeneo nella parte superiore mentre barrato di bianco nella parte inferiore. Ha una coda lunga e ali appuntite, becco scuro e occhio marrone, insomma è decisamente più facile sentirlo che osservarlo”.
“Il cuculo non costruisce un nido suo – prosegue il tecnico faunista originario di Pederobba – ma depone l’uovo nel nido di altri uccelli. È un adattamento evolutivo che non va in contrasto con l’equilibrio naturale, come può sembrare, ma è parte integrante di una natura che, anche se ai nostri occhi appare crudele, è in realtà perfetta sotto ogni forma. Nel mese di aprile ritorna dall’Africa meridionale dove sverna ogni anno, in primavera lo sentiamo cantare come a celebrale questa stagione ormai esplosa sotto ogni forma. A questo punto, la coppia di cuculi segue i movimenti di uccelli insettivori per poter sfruttare il loro nido: il cuculo approfitta della cova di moltissime altre specie, ma quella che vediamo più di frequente vicino alle nostre case è sicuramente il codirosso, che costruisce il suo nido nei portici sopra travi o sopra le colonne, oppure nel buco di un muro nella casa”.
“A questo punto – aggiunge – il cuculo studia le mosse del codirosso e, dopo che ha deposto almeno un uovo, il cuculo va nel suo nido, si mangia un uovo del padrone di casa e ne depone uno suo dello stesso colore ma di dimensioni più grandi. A questo punto, la coppia di codirossi, eccitata dalla frenesia primaverile, è intenta a deporre altre uova, una ogni 24 ore, e non fa caso ad avere un uovo più grande degli altri. Dopo essere arrivata a deporre 5 o 6 uova, inizia la cova”.
“Le uova del codirosso – precisa Dartora – si schiudono dopo circa 14 giorni di incubazione ma l’uovo del cuculo si schiude dopo 12 giorni e, quindi, nascerà in anticipo rispetto alle uova della coppia di codirossi. Arriva il momento della schiusa e nasce per primo il cuculo. A questo punto, il piccolo senza piume e con gli occhi ancora chiusi, spinto da un istinto irrefrenabile, carica le uova nella schiena e, facendo forza nelle ancora fragili zampette, spinge una ad una tutte le uova di codirosso fuori dal nido, aggiudicandosi così i genitori adottivi tutti per lui”.
“I genitori – conclude – cominciano a nutrire il piccolo cuculo come fosse figlio legittimo e portano al nido una gran quantità di insetti, spinti dalla continua richiesta di cibo del piccolo cuculo che, ben presto, sarà grande più del doppio dei genitori adottivi. Spesso si guarda di cattivo occhio questo fenomeno quando capita nei nostri cortili perché, invece di vedere tanti piccoli uccellini nel nido, vediamo un grosso cuculo che non ci si aspettava. Anche se a noi sembra spietato, non è così: il disegno della natura è completo solo se tutti i tasselli restano al loro posto e anche il cuculo, con la sua straordinaria ecologia, trova spazio nell’ecosistema”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Ivan Mosele).
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