Il luogo che visitiamo oggi è talmente intriso di religiosità da divenire una delle mete preferite da Cardinal Roncalli, Patriarca di Venezia e futuro papa Giovanni XIII. Siamo a San Pietro di Feletto, oltre cinquemila abitanti, scenografico balcone naturale sulle colline del Prosecco.
Il toponimo è la fusione di un agionimo, nome di un santo, e di un fitonimo, quest’ultimo derivante da una peculiarità botanica locale.
Il santo in questione è nientemeno che san Pietro, il pescatore di Cafarnao a cui Gesù Cristo conferisce la dignità di primo vescovo di Roma. A lui viene dedicato l’edificio religioso, eretto attorno al VII – VIII secolo forse sulle fondamenta di un tempio pagano, attorno al quale si raccoglie la comunità.
Il toponimo Feletto appare invece legato alle felci: dal latino filix, felce e ancora felix-icis, luogo ove abbondano le felci. Un’ipotesi sostanzialmente simile associa il fitonimo Feletto alle locuzioni felices e filictum collegate al felceto e più in generale alla natura boscosa del luogo. Nel Quattrocento la reputazione botanica del territorio si estende alla vite tanto che il doge Francesco Foscari ricorda il “buon vino di Feletto”.
Una visita in questi luoghi deve assolutamente prevedere una sosta alla pieve di San Pietro, la cui sagoma campeggia anche nel blasone municipale. Ad attirare la nostra attenzione è soprattutto il Cristo della Domenica raffigurato sulla facciata della chiesa. Circondato e ferito da oggetti di uso comune, strumenti agricoli, suppellettili domestiche, il Cristo ricorda ai fedeli che la domenica è dedicata alla preghiera: non si lavora, non si va a caccia, non si fa baldoria.
Un monito rivolto a uomini e donne, realizzato con un linguaggio immediato e comprensibile anche agli analfabeti. Il Cristo della Domenica, iconografia molto diffusa dal Trecento al Cinquecento, è una sorta di relitto sopravvissuto al rigore della Controriforma che decretò la progressiva cancellazione di tali soggetti giudicati inopportuni.
Rispettosi della prescrizione religiosa, ripercorriamo le orme del “Papa buono” seguendo il sentiero a lui dedicato che, per la bellezza dei luoghi, invita alla meditazione.
La botticella raffigurata nell’affresco del Cristo della Domenica e il commento del doge ci inducono tuttavia in tentazione e decidiamo di dedicare a questo luogo incantevole un piccolo brindisi. Soltanto dopo aver centellinato con parsimonia un “Cabernet Marca Trevigiana IGT” lasciamo a malincuore San Pietro di Feletto ripromettendoci di ritornare alla scoperta dei suoi innumerevoli percorsi naturalistici.
(Fonte: Marcello Marzani © Qdpnews.it)
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