Fascisti e partigiani nel Quartier del Piave: i giorni terribili delle rese dei conti riemergono nella ricerca dello storico Luca Nardi

Da dove nasce l’odio nei confronti della Resistenza così diffuso nella Sinistra Piave? E’ questa la domanda alla quale ha provato a rispondere lo storico Luca Nardi, 28enne originario di Valdobbiadene, insegnante di scuola media in materie umanistiche e giornalista di Qdpnews.it, autore di “Ombre e luci, parole e silenzi. Valdobbiadene e la Sinistra Piave tra il gennaio 1944 e il maggio 1945”.

Sabato sera si è tenuta la presentazione del volume a Pieve di Soligo, nell’auditorium Battistella Moccia di piazza Vittorio Emanuele II, alla presenza del consigliere regionale Alberto Villanova, del sindaco di casa Stefano Soldan e del sindaco di Farra di Soligo Giuseppe Nardi.

Un viaggio a ritroso nel tempo fatto d’incontri e interviste con chi ha vissuto ed è stato testimone dei fatti di sangue che si sono verificati al termine del secondo conflitto mondiale, memorie preziose che senza l’intervento dello storico valdobbiadenese ben presto sarebbero scomparse per sempre. Un percorso non sempre facile, anzi, che al termine restituisce un quadro tutt’altro che chiaro, da cui la scelta del titolo, che nel riferimento ai silenzi rimarca anche come ci sia stato chi, pur essendo passati tanti anni, abbia invece preferito continuare a tacere.

Accompagnato sul palco da Andrea Berton, Luca Nardi ha ricostruito la particolare situazione del Quartier del Piave, territorio al confine tra le aree controllate dai tedeschi e dalla Repubblica sociale italiana, che dopo il 25 aprile rimase isolato e in mano ai partigiani almeno fino alle metà di maggio, quando arrivarono le truppe alleate, prima impegnate in altre zone considerate strategicamente più importanti. 

Furono giorni terribili segnati dalle rese dei conti, come le quattro stragi compiute dalla Brigata Mazzini a Miane, Segusino, Saccol e Combai, che in totale causarono circa ottanta vittime. Una scia d’odio che si trascina fino ai giorni nostri, sulla quale non si è riflettuto a sufficienza, cercando più di nascondere che sforzandosi invece di fare luce e comprendere, per arrivare finalmente ad un riappacificazione con il nostro passato collettivo.

La serata è stata dedicata dall’autore a Marino Zanella, nome di battaglia “Amedeo”, il comandante della brigata Mazzini ucciso a Pieve di Soligo il 26 gennaio del 1945. Tesserato col Partito comunista, ricercato dal regime e reduce della guerra civile spagnola, Zanella è stato un esponente molto importante per la Resistenza locale, ma, come spiegato da Luca Nardi, “viene rappresentato come una figura estremamente negativa. Non era un sanguinario e non hai mai commesso nulla di paragonabile a ciò che fecero certi suoi compagni durante la resa dei conti, eppure la sua famiglia, dopo, ha dovuto sopportare il rancore della gente per delle colpe che a lui non possono essere attribuite”.

(Fonte: Edoardo Munari © Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
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