Dagli anni ’70 la Calzoleria Manzato sfida il consumismo riportando a nuova vita calzature e pelletteria. Uno scorcio sui “mestieri di una volta”

Quando si entra in una calzoleria non sembra di entrare in un negozio qualsiasi: non ci sono commessi, musica, chiacchiere e luci al neon.

La prima cosa che colpisce è l’odore: una calzoleria profuma di cuoio, di vernice e di colla, c’è qualche colore acceso ma solitamente le tonalità calmano lo sguardo perché vanno dal nero alle infinite sfumature del marrone, del rosso, del bianco: la calzoleria è un luogo dove protagonisti diventano i suoni, con il martellio sommesso di martello e chiodi, lo scricchiolio di torchi, pinze tenaglie, il fruscio deciso ma delicato di pennelli, forbici, lime.

Sembra un lavoro che non conosce la danza di aghi e fili, invece il calzolaio li padroneggia alla perfezione.

I calzolai portano avanti il mestiere di una volta, e per questo lavorano in luoghi “di una volta”, le botteghe per l’appunto. Anche la Calzoleria Manzato di Pieve di Soligo rispetta la tradizione e dalla seconda metà degli anni ‘70 non si è mai spostata da via Montello: nel tempo, quando il paese ha iniziato ad allargarsi, ha aggiunto un’alta insegna luminosa ma c’è da scommetterci: chi la frequentava negli anni ‘80 la riconoscerebbe subito, nonostante i discreti ammodernamenti.

A fondarla è stato chi le ha dato il nome, il signor Tarcisio Manzato, che dopo essere emigrato in Svizzera ha appreso i segreti del mestiere da un maestro del settore. Tarcisio era così bravo che a nulla sono valse le preghiere per restare, e dunque, all’ora di rientrare in patria, il suo maestro gli regalò delle macchine pregiate: “Portale al tuo paese, lavora con queste, te ne prego”, e così fu. Chi sbircia nel laboratorio le può vedere in perfette condizioni, di fianco alle compagne più moderne e recenti.

Oggi la bottega mantiene lo stesso nome ma ha cambiato titolare: è il genero, Renato Zaccaron, a portare avanti l’attività. “Ho iniziato un po’ per caso aiutando mio suocero di sera con dei piccoli lavoretti di riparazione, mai avrei pensato che sarebbe diventato il mio lavoro – racconta – invece dal 1988 questo è diventato il mio mondo. Mi sono appassionato sempre di più e ho frequentato numerosi corsi e specializzazioni per passione e per rimanere al passo con i tempi e le novità”.

Renato spiega che il mestiere del calzolaio non si limita a riparare scarpe: “Qui ci si occupa anche di borse, zaini, cinture e valigie, che si possono allargare, stringere, sostituire nelle componenti, riverniciare e molto altro”.

Il calzolaio deve avere una mano precisa e ferma, molta pazienza e inventiva; non ha delle belle unghie il calzolaio, e ha i palmi screpolati perché ogni callo e ogni cicatrice ha una storia lunga anni da raccontare.

Per riconsegnare un prodotto come si deve non si può essere pressapochisti o frettolosi, anche il minimo dettaglio va curato perché l’effetto finale ne risente, o a livello estetico o strutturale, rendendo vano l’intervento. “Inoltre il cliente si affida alla nostra padronanza delle tecniche quindi dobbiamo avere sempre in mente una soluzione per qualsiasi richiesta”.

Dal 2003 a lavorare pelli, colori e macchine ci sono sei mani perché Renato e Tarcisio sono stati affiancati da Walter Zaccaron, fratello di Renato, che ha ceduto al fascino del mestiere imparando in fretta nomi e funzioni del mondo calzaturiero. “Oggi siamo rimasti noi due, ma lavoriamo spediti e riusciamo a gestire anche i periodi più intensi” dicono.

La calzoleria Manzato sa di essere stata un punto fermo nel tempo ma sa anche di essere una categoria che rischia di scomparire: non c’è più grande attrazione per il mestiere di artigiano, commenta Renato, in più grande antagonista è il consumismo perché si preferisce passare da una scarpa all’altra semplicemente perché è passata di moda, o perché è più semplice comprare un nuovo paio ma soprattutto perché la qualità media delle calzature di oggi fa sì che non valga la pena ripararle.

I fratelli sono schivi, lasciano parlare l’occhiellatrice e delle misteriose sagome di ferro a forma di piede, ma su una cosa concordano senza indugi: la riparazione conviene sempre.

Una manutenzione costante con materiali di qualità è un ottimo investimento perché migliora la scarpa stessa, trattando il pellame con prodotti specifici se ne allunga la tenuta con risultati soddisfacenti: “Una scarpa di qualità che calziamo alla perfezione non sarà mai vinta da un modello nuovo, che deve ancora adattarsi al nostro piede – raccontano – a vincere sarà sempre la comodità”.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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