Nel primo appuntamento di luglio con gli approfondimenti di Qdpnews.it sugli animali dei boschi e delle campagne dell’Alta Marca Trevigiana, Fabio Dartora, tecnico faunista esperto in monitoraggio della fauna selvatica, ci accompagnerà alla scoperta della civetta.
“Solitamente siamo noi che, con le passeggiate primaverili, ci imbattiamo in ogni sorta di animale selvatico – spiega il tecnico faunista di Pederobba – All’inizio dell’estate, invece, c’è una specie che si caccia spesso nei guai, vivendo a ridosso delle zone antropizzate e dei borghi rurali. Sento grattare all’interno del camino o nella canna fumaria della stufa e penso: “Sarà mica un topo?” Chi con la scopa in mano, chi con la pila, insomma siamo tutti pronti a capire quale sia la causa del rumore che proviene dalla canna fumaria. È troppo buio e vedo solo gli occhi: è una civetta”.
“La civetta è un rapace notturno di piccole dimensioni – prosegue Dartora – che si nutre di insetti, rettili e piccoli mammiferi. È strettamente legata all’uomo per i miti e le leggende che la vedono come protagonista ma anche perché spesso nidifica in ogni sorta di cavità nelle case rurali, nelle stalle e nei fienili. Le civette cominciano a farsi sentire alla fine dell’inverno con i canti striduli del maschio, un tempo associati alla morte di qualcuno. “Quando la civetta canta muore qualcuno” diceva infatti un antico detto. Ovviamente era solo una leggenda a cui, come molte altre leggende, nessuno fortunatamente crede più”.
“Dopo la scelta del sito di nidificazione – continua – la femmina depone in media 4-5 uova bianche, opache e ovali ma molto corte. Sembrano quasi sferiche e vengono deposte su un substrato già presente nel sito di deposizione. Infatti, la civetta non porta nessun tipo di materiale per il nido ma si adatta a deporre le uova nell’ambiente che le sembra più idoneo. Solitamente si tratta di deposti di detriti, terriccio, sabbia e sostanza organica secca come fieno o paglia che è già presente nel sito scelto per la deposizione. Dopo 28 giorni di cova nascono tutti i pulli che vengono nutriti da entrambi i genitori con insetti, coleotteri, grillitalpa, cavallette e lombrichi ma anche lucertole e orbettini”.
“Siamo ormai all’inizio dell’estate – precisa il tecnico faunista di Pederobba -, tra fine giugno e inizio luglio le piccole civette stanno strette nel nido e hanno caldo. Ormai grandicelle hanno una gran voglia di esplorare i dintorni e quindi escono dagli schemi mantenendo sempre il contatto con i genitori e con i fratelli attraverso un richiamo. Le vedi saltellare sopra i tetti delle case, sopra i muretti e nei davanzali di vecchi fienili ma, quando iniziano a spiccare i primi voli, prendono sicurezza con il territorio e sanno di potersi allontanare sempre di più perché tanto la madre porterà loro il cibo ovunque si trovino”.
“Nella loro irrefrenabile voglia di indipendenza – conclude – vedono nei tetti la cosa che più le affascina e le attira: i camini delle case. Ormai l’unica cosa da fare per le giovani civette è scoprire cosa c’è dentro e, se quasi sempre va tutto bene, ogni tanto si intrappolano scendendo sempre più giù e lasciando il “mondo dei tetti” per il “mondo degli umani”. A quel punto si sporcano di fuliggine, cercano invano di risalire finché incontrano il proprietario della casa e…il resto della storia la conoscete già”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Fabio Dartora).
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