Montebelluna ai tempi del colera: epidemie del 1836 e del 1886 raccontate dallo storico Aldo Durante

Nel passato non troppo remoto la popolazione montebellunese (e italiana) si è trovata già ad affrontare pericolose epidemie: quelle di colera del 1836 e del 1886.

Aldo Durante (nella foto), tra i fondatori del Museo dello Scarpone, scrittore e storico, ha raccolto in due scritti documenti che raccontano ciò che successe in quei due tragici periodi, avvenuti a distanza di esattamente 50 anni uno dall’altro.

“Si tratta di due schede – ci spiega Aldo Durante – che fanno parte di un progetto molto più generale di storia locale veneta. Hanno il preciso obiettivo, oltre che di soddisfare la curiosità, di fornire un momento di riflessione. Questo per capire quanto diversi siamo diventati, per capire cosa abbia significato il progresso e per poter essere più critici nei confronti del passato. Il passato non è affatto stato bello e romantico come si vuol far credere”.

Negli scritti di Aldo Durante emerge chiaramente come i passi in avanti in ambito sociale e sanitario siano stati veramente importanti.

“Metto a confronto – illustra lo storico montebellunese – le due epidemie in cui, in appena 50 anni, si osservano già grandi differenze, tra una e l’altra, nel modo di affrontare l’emergenza. Nel 1836 i cittadini erano sostanzialmente segregati in casa, senza alcun tipo di intervento pubblico”.

La sanità era esclusivamente basata sulla beneficenza. Le autorità non avevano soldi e quindi era affidata ai ricchi l’organizzazione del questuo per dar da mangiare ai poveri. Cinquant’anni più tardi – prosegue Durante -, nella seconda epidemia di colera, comincia a intravedersi l’intervento pubblico“.

“Venne infatti realizzato il lazzaretto – prosegue -, individuato a sud della città, in una zona che oggi si chiama via Lazzaretto, in borgata San Gaetano. Inoltre l’assistenza sanitaria a Montebelluna era rappresentata da due infermieri, che poi, in realtà, erano due stradini comunali”.

“E già allora cominciava a farsi sentire la burocrazia – sottolinea -. Il Regno d’Italia, anni prima, aveva stanziato dei soldi per l’eventualità di dover far fronte a un’altra malattia endemica, la pellagra. Ebbene, l’amministrazione comunale chiese alla Provincia di Treviso di distrarre quei fondi a favore dell’emergenza colera, ma fu risposto che non era possibile poiché quei fondi erano esclusivamente destinati a combattere la pellagra”.

Pensiamo, invece, a come oggi si sta affrontando questa emergenza e ai passi in avanti che ha fatto la sanità. La storia locale non è minore rispetto alla grande storia – conclude Aldo Durante – e non è solo curiosità, ma offre strumenti di analisi per capire il presente e per poter programmare il futuro”.

(Fonte: Flavio Giuliano © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Aldo Durante).
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