Percorrendo la Pontebbana in direzione delle Dolomiti giungiamo a Godega di Sant’Urbano, abitato di oltre seimila anime compreso fra il Piave e il Livenza.
Indicato come “Gudago” nel 972 d.C., il paese deve il proprio nome geografico alla locuzione etnica Gothicus, “Villa Gotica”, luogo ove si sono insediati i Goti.
Abitato sin da epoca preistorica, importante centro paleoveneto, il godeghese rientra nei territori centuriati dagli antichi romani con il fine di assegnare terre da bonificare e dissodare ai nuovi coloni. La conferma di questa teoria sarebbe rintracciabile nel toponimo delle due frazioni di Godega, Pianzano e Bibano, rispettivamente proprietà di tali Plancius e Baebius.
I Goti probabilmente si stabiliscono nel territorio di Godega attorno al V secolo, alla vigilia della riunione delle varie tribù sotto la corona di Teodorico il Grande. Guerrieri spietati, i Goti sono ricordati per l’usanza di sacrificare i loro nemici a Tyz, dio della guerra, e appenderne le braccia agli alberi in segno votivo.
A mitigare questo cruento retaggio storico interviene il recente completamento del toponimo Godega con la specificazione “di Sant’Urbano”, dal nome di un’area ubicata nei pressi di Pianzano.
Lo stemma comunale, che mostra l’effigie del martire incatenato, rimanda a una figura della quale si sa poco o nulla e che, nel corso dei secoli, è stata confusa con quella di santi omonimi. Vissuto nel III secolo, pontefice dopo Callisto, Urbano forse è stato martirizzato, ma il luogo della sua sepoltura resta ignoto. Dal X secolo, a causa di un ennesimo scambio di persona, Sant’Urbano è ritenuto capace di provocare la pioggia e dunque venerato da francesi e tedeschi come patrono di vigne e vignaioli.
Più verosimile la storia del Pozzo della Regola, manufatto attorno al quale si sviluppa la Godega medievale e che nel tempo diviene il fulcro delle riunioni dell’assemblea cittadina, la Regola appunto, secondo una tradizione ancora attuale in Cadore.
L’area del Pozzo coincide sin dal Medioevo con il sedime di una “Antica Fiera” le cui tradizioni si rinnovano nell’attuale manifestazione che riunisce in un unico evento gli storici mercati agricoli della zona.
Dopo aver ammirato il Pozzo della Regola o “Pozzo Vecchio de la Isola” partiamo alla scoperta dei prodotti d’eccellenza dell’agricoltura veneta esplorando i padiglioni di una fiera nella quale, tradizione e innovazione, convivono felicemente dalla notte dei tempi.
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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