Rossoš’ e Conegliano: un legame vecchio come la guerra, dal 2003 gemellate per condividere un futuro di pace

Rossoš’ e Conegliano, Russia e Italia, Asia e Europa, 2572 km. Cosa dovrebbe accomunare due città così lontane? La risposta è sancita da una dichiarazione ufficiale datata 2003, siglata da entrambi i Comuni: un gemellaggio. 

La storia che li accomuna però ha radici molto più profonde: Conegliano e Rossoš’ condividono un passato bellico e doloroso chiamato Seconda guerra mondiale ma, soprattutto, condividono il ricordo di Nikolajewka e della sua famosa battaglia che ha visto il sacrificio di interi reparti alpini, tra cui quello coneglianese.

Le fonti storiche attestano che il 16 gennaio 1943, giorno di inizio della ritirata, il Corpo d’Armata Alpino contava 61.155 uomini e dopo la battaglia di Nikolaevka se ne contarono 13.420, più altri 7.500 feriti o congelati. Circa 40 mila uomini rimasero indietro, morti nella neve, dispersi o catturati.

È per questo che 25 anni fa gli alpini di Conegliano aderirono a un progetto nazionale del Corpo Alpino: la ristrutturazione dell’edificio che ospitò a Rossoš’ il Comando del Corpo d’Armata, con lo scopo di farne un asilo o scuola come simbolo di una nuova volontà di pace, in ricordo dei soldati caduti da entrambe le parti.

L’idea proposta al consiglio direttivo nazionale dall’allora vice presidente Ferruccio Panazza, dopo aver preso contatto con il sindaco di Rossoš’, scatenò l’entusiasmo alpino e si procedette con la costruzione da zero di un nuovo edificio, dato che si scoprì che il vecchio Comando era stato completamente raso al suolo dalle autorità locali. 

La comunità russa inizialmente guardava con diffidenza quelle squadre di costruttori con quel cappello così strano in testa, ma in poco tempo compresero il progetto chiamato “Operazione sorriso” e cominciarono a fraternizzare collaborando con gli italiani, finalmente amici.

Le parti coinvolte sono state molte, russe e italiane: gli alpini in primis, poi le autorità civili di Rossoš’, ovvero il sindaco I.M. Ivanov, gli assessori Tamara F. Jakusheva e A. Ja Morozov; per quanto riguarda l’Italia si ricordano il vice presidente vicario nazionale Lino Chies componente della commissione “Operazione Sorriso”, il presidente della sezione Luigi Basso, il capogruppo di Soligo Gianfranco Calderari, nonchè il sindaco di Conegliano Floriano Zambon insieme a Leonardo Caprioli e Sebastiano Favero, rispettivamente presidenti Ana nel 1993 e oggi.

Nel decennale dell’inaugurazione, nel 2003, gli alpini tornano a Rossoš’ per un nuovo parco giardino a completamento dell’asilo e per un protocollo di collaborazione con il comune che si tramuterà in un gemellaggio.

“Tutto è nato – commenta oggi Floriano Zambon, sindaco di Conegliano all’epoca dei fatti – da un grande legame con questa città. Abbiamo un numero simile di abitanti, l’amministrazione comunale russa ha condiviso il nostro interesse. Gli scambi non sono annuali a causa della grande distanza ma non ci perdiamo d’animo“.

Già da tempo le due comunità si parlavano a tale scopo, con l’evidente volontà di coronare un’amicizia nata, paradossalmente, almeno 60 anni prima, con la triste Campagna di Russia, commemorando oltretutto in quell’anno una serie di ricorrenze importanti: il 60° anniversario della ritirata di Russia (1943), il 10° anniversario della donazione dell’asilo, progetto interamente finanziato dagli alpini italiani, e per finire l’80° anniversario del conferimento di status di “Città” alla città di Rossoš’.
 
“Rossoš’ è una città che conta circa 80mila abitanti – ricorda Floriano Zambon – che si è impegnata anche grazie alle iniziative del gemellaggio, per ammodernarsi e farsi conoscere economicamente oltre i confini nazionali. Non bisogna dimenticare che le iniziative sul territorio russo si sono realizzate quando il regime era ancora in piedi, quindi è stato un grande sforzo”.
 
Oggi i rapporti sono ancora coltivati con dedizione, anche se la distanza non è sempre facile da gestire e le amministrazioni sono cambiate” commenta Zambon, che nel 2018 è tornato in Russia ricambiando la visita di alcuni gruppi musicali accolti con entusiasmo, mentre la scuola di ceramisti di Scomigo due anni fa ha decorato la facciata dell’asilo di Rossoš’, dove gli alpini tornano regolarmente per le manutenzioni del caso. 
 
Il gemellaggio che unisce due città a quasi tremila chilomentri di distanza è dunque fondato su una volontà di pace e commemorazione, un accordo per non dimenticare e per collaborare a un futuro di pace che sfida le difficoltà geografiche etniche e storiche curato in prima linea dagli Alpini di Conegliano.
 
“È un orgoglio nazionale – conclude Zambon – ma gli alpini della sezione di Conegliano ce l’hanno nel cuore”.
 
 (Fonte: Alice Zaccaron © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Floriano Zambon).
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