Le cattedrali verdi di Lucia Tomasi: nel cuore del paesaggio Unesco dove natura e architettura si incontrano

 

Il riconoscimento delle colline del Prosecco come patrimonio dell’umanità dell’Unesco ha sancito lo straordinario valore culturale di un paesaggio modellato da secoli di azione antropica: un incontro, quello tra natura e uomo, che ha affascinato a tal punto Lucia Tomasi da diventare il cuore della sua produzione pittorica.

“Sono partita dal paesaggio delle colline del Prosecco – spiega l’artista – analizzando e rappresentando i vigneti della “core zone”, che hanno caratteristiche incredibili, forme che si adattano a quelle naturali”.

L’arte di Lucia Tomasi è un inevitabile incontro tra pittura e architettura, o meglio lo sguardo della seconda, che è la sua professione, applicato alla prima: nelle sue tele si riconosce infatti una struttura architettonica di fondo anche nelle più vive esplosioni di colore.

“La vite si adatta al paesaggio – prosegue Tomasi – diventando la struttura portante di quelle che io chiamo le cattedrali verdi: arcate bucoliche, rosoni di luce che sono un omaggio al lavoro di centinaia di anni di umilissime persone ora sconosciute che hanno creato il paesaggio del prosecco”.

Si tratta di un’associazione a prima vista puramente visiva, ma che poi si svela, a un livello più profondo, come una sorta di ideale e perfetto circolo che coinvolge uomo e natura: la cattedrale rimanda all’arte gotica, ispirata nelle sue parti a strutture vegetali e rievocata poi dalla vite, coltivazione per eccellenza dell’uomo.

La vite, soprattutto quando è coltivata secondo metodi tradizionali e non intensivi, è testimone ancora oggi della storia delle civiltà che ci hanno preceduto e in alcuni casi addirittura dei più alti valori sociali che le hanno contraddistinte.

È il caso della vite maritata, coltivazione nota fin dai tempi degli Etruschi e ispirata alla natura selvatica della vite: una pianta rampicante non parassita che utilizza gli alberi per raggiungere la luce.

“C’è poesia nell’utilizzo della pianta a sostegno della vite – spiega l’artista parlando delle sue tele ispirate alle viti maritate – una sorta di mutuo soccorso riconoscibile all’interno della natura, con la vite che cresce sostenuta dal gelso, dal salice oppure dagli alberi da frutto le cui foglie diventano coloratissime in autunno”.

Come da tradizione nella pittura veneta non mancano infinite gradazioni di colore nelle opere di Lucia Tomasi, e nei vigneti meno industrializzati il paesaggio spontaneo offre grande ispirazione, con “trionfi di fiori di malva, di camomilla e di margherite”.

Infine c’è l’incontro con l’architettura reale, quella costruita dall’uomo, anche in questo caso tradizionale e antica, rispettosa del paesaggio che la circonda: piccoli edifici costruiti con materiali del luogo, ma anche importanti e maestosi, come le Torri di Credazzo e la chiesetta di San Lorenzo a Farra di Soligo, ma anche le tante ville che spuntano come gemme.

“Sono architetture fatte da uomini semplici che si incastonano perfettamente nella natura, e a volte si trovano anche fienili, stalle e chiesette in cima alle colline a sancire l’unione tra cielo e terra”, conclude l’artista.

 

(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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