“Te xè proprio na pitima!” è un modo di dire usato spesso rivolgendosi a persone noiose, petulanti, fastidiose.
Ma l’evoluzione del significato di questa parola è sorprendente: le radici sono remote, “pitima” deriva infatti dal greco antico “epithema”, che significa letteralmente “posto (thema) sopra (epi)”. Sopra cosa?
Nel gergo medico, l’epithema era una medicazione che veniva posta sopra una ferita, provocando nel paziente una sensazione fastidiosa dovuta alla presenza di quell’impiastro doloroso.
“È quindi abbastanza ovvio che la pitima medica sia passata a definire una persona fastidiosa, che non si sopporta”, spiega il professore Paolo Malaguti.
Nella Repubblica di Venezia, però, la pitima era anche una professione. Il suo mestiere era ricordare i debiti a chi non li aveva ripagati.
Questo ruolo, ingrato di per sé, era svolto con modalità volutamente imbarazzanti per il debitore: veniva seguito frequentemente dalla pitima, vestita di rosso, che gridava a gran voce i debiti e i ritardi nel pagamento, finché il debitore cedeva per la vergogna.
Se a qualcuno fosse venuto in mente di toccare la pitima che lo stava importunando, avrebbe dovuto scontare una pena, dato che la pitima era una figura istituzionale e protetta.
Questa attività scomoda veniva svolta da persone povere o emarginate che godevano di una sorta di assistenza dal Doge, in cambio dei loro servigi a favore della comunità.
“Questa figura era presente sia a Venezia che a Genova, non a caso due città in cui il denaro era importante, dato che erano Repubbliche Marinare la cui economia era basata principalmente sul commercio”, continua Malaguti.
Della diffusione di questa parola anche in territorio Ligure forse si erano già accorti gli appassionati di De Andrè, dato che nel suo album del 1984 “Crêuza de mä” è presente una canzone intitolata, appunto, “A’ pittima”.
La presenza di questa professione ha perciò contribuito a rafforzare il significato di “pitima” come quello di persona fastidiosa, in particolare di persona che si lamenta di continuo, anche per le piccole cose.
(Fonte: Laura Sambruna © Qdpnews.it).
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