Prima il fuoco del napalm, poi l’oppressione del regime di Hanoi, le acque degli oceani, la fame, la deriva e proprio quando pare la fine, una mano tesa, un piatto caldo e infine la bella Asolo, coi suoi cento orizzonti: è la storia dei “boat people” e di come l’Italia, il 27 giugno 1979, abbia saputo farsi esempio di umanità davanti al mondo intero.
La cosiddetta “Missione Vietnam”, su decisione del governo Andreotti, salvò oltre novecento vite umane tra le migliaia in fuga da questo paese asiatico, tutte destinate a un probabile naufragio. Tra gli sfollati, circa duecento profughi furono destinati al borgo Asolo, che ha dedicato a loro una mostra temporanea a Palazzo Beltramini, il municipio della città.
La storia dei “boat people” viene raccontata attraverso una duplice collezione di fotografie disposte ai due lati della maestosa sala consiliare, quelle scattate quarant’anni fa ai duecento profughi ospitati e quelle scattate nel presente agli stessi soggetti, ora cresciuti e perfettamente integrati nella società italiana.
La decisione di partire dal Vietnam, presa da uomini, donne, anziani e bambini, disperati, reduci civili di una guerra devastatrice, non aveva alcuna sicurezza di un approdo: molte le nazioni vicine che rifiutarono di accoglierli.
Quando alcuni stati, tra cui l’Italia, inviarono i propri soccorsi per recuperare più persone possibile nelle vastità degli oceani, trovarono i profughi stipati su misere imbarcazioni e ne trasportarono diversi in patria, salvandoli da un naufragio quasi certo.
Il 21 agosto dello stesso anno, Venezia divenne il punto di sbarco e di riferimento dei due incrociatori italiani e dalla Serenissima, duecento profughi vennero portati ad Asolo. Le testimonianze raccolte indicano che per i cittadini la prima emozione fu la curiosità, ma si racconta anche che fin da subito associazioni ed enti del territorio mostrarono una grande accoglienza nei confronti degli sfollati, i quali non solo vennero accettati ma vennero persino coinvolti nelle attività del paese.
La sensibilità della Pro Loco di Asolo nei confronti della mostra, con la presidenza di Beatrice Bonsembiante, che racconta con orgoglio “Noi italiani, noi veneti, noi asolani eravamo protagonisti del soccorso a delle persone che erano in pericolo di morte”.
Allo stesso tempo l’iniziativa è stata fortemente voluta dall’amministrazione comunale, presieduta dal primo cittadino Mauro Migliorini, che ha parlato di quanto questo episodio conti sia per la comunità del centro storico, sia per l’intera nazione. È lui ad affermare durante l’intervista che quell’estate del ’79 “è uno dei migliori momenti della storia di Asolo”.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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