L’agrigelato al latte di capra dell’azienda agricola Sanwido: preparato con i gusti autentici della Valle del Boite

Si dice che ci sia sempre una piacevole brezza in località Chiapuzza, a San Vito di Cadore. Quello stesso vento che soffia da Cortina giù nella Valle del Boite. Anche l’acqua dicono sia pura e i frutti dell’albicocco piantato dal nonno della famiglia Pordon, anche quelli buoni, gustosi, autentici. Ma non è questa brezza, né la posizione in alta quota, ciò che rende l’azienda agricola Sanwido degna del premio Oscar Green nella categoria “Campagna amica”.

Il rispetto della tradizione agricola di montagna, l’amore per gli animali e, primo tra tutti, il senso di responsabilità che porta con sé far parte di una famiglia che ha scelto di lavorare con la propria terra: questi i valori che si percepiscono trascorrendo anche solo qualche ora con i Pordon, che lavorano duro e senza chiacchiere, producendo e commercializzando a chilometro zero vari prodotti caseari, tra cui diverse tipologie di formaggio, lo yogurt e il famoso agrigelato, tutti con la particolarità di venire preparati esclusivamente con il latte di capra.

Mentre seguiamo Enrico, classe ’95, nelle sue operazioni quotidiane, dall’approvvigionamento del fieno, alla raccolta delle uova, fino alle fasi della mungitura, trentacinque capre camosciate ci osservano curiose: ogni sera, verso le 17, il loro latte viene raccolto da Enrico e messo a disposizione del laboratorio, dove Leonardo, il fratello ventiduenne, si occupa di preparare vari prodotti, primo tra tutti l’agrigelato, che ha delle caratteristiche particolari. Edoardo, il più piccolo, dà una mano al banco, assieme a Eleonora, la mamma.

Poi c’è Marco, capofamiglia, che è stato capace di lasciare spazio alla creatività dei figli nell’evolvere quella che era da qualche anno una semplice azienda agricola (già dalla nascita al 100% biologica), in una realtà che guarda con entusiasmo alla riscoperta delle tradizioni e alla vocazione turistica.

“Negli anni ’80 questo territorio ha sofferto di un periodo di abbandono dell’agricoltura, che prima di allora era di sussistenza alle comunità che vivevano nella Valle del Boite, – spiega Enrico, mentre distribuisce alle sue capre il fieno (anche questo completamente naturale, con cereali di origine biologica) -. L’allevamento delle capre è stato tra le prime attività a sparire, già nel primo dopoguerra, perché si tratta di un animale povero, con poco latte a disposizione rispetto alla vacca, che chiaramente produce di più con meno esemplari. La nostra idea è stata quella di diversificare la nostra realtà a livello territoriale, trovare una linea che caratterizzasse i nostri prodotti in tutta la zona”.

Nel frattempo Enrico si sposta nella zona della mungitura, dove gli animali si mostrano impazienti: il primo passaggio, per controllare che le capre stiano bene, lo fa a mano. Questo momento, sempre in ottica di valorizzazione del territorio, è generalmente accessibile al pubblico.

I ruoli in famiglia sono ben suddivisi: Leonardo si occupa della lavorazione del latte, delle uova e dello zucchero, trasformandolo in quello che poi viene chiamato agrigelato. Assieme a lui prepariamo un gusto nuovo a base di albicocche, colte poco prima da un albero caro alla famiglia perché piantato dal nonno e ancora particolarmente prolifico.

“L’agrigelato viene prodotto usando esclusivamente i nostri prodotti agricoli. A differenza di come si tenderebbe a dire, il gelato fatto con il latte di capra è delicato e non ha un gusto particolarmente differente da quello preparato con latte vaccino. Anzi è naturalmente ricco di lattosio, quindi in fase di lavorazione serve meno zucchero (che è di barbabietola) – spiega Enrico, mentre Leonardo separa i tuorli dagli albumi -. Inoltre il latte di capra è privo di colesterolo e altamente digeribile”.

Mentre attende la lavorazione nella gelatiera, Leonardo ci racconta che la ricetta che sta utilizzando ha oltre cent’anni.

“I gusti si compongono partendo dalla base, che è al fior di latte, andando ad aggiungere gli ingredienti direttamente (non in sciroppo, ma a pezzi) – precisa -. Allo stesso modo si preparano yogurt alla ciliegia o lo sciroppo di fiori di sambuco, ma anche al mirtillo o alle ciliegie di Marostica”.

Il risultato finale della prova – l’abbiamo assaggiato – è un gelato che ha un sapore autentico di albicocca e che, al termine della coppetta, non fa sete.

In un periodo così difficile per l’agricoltura, chiediamo ai tre fratelli cosa li spinga ad affrontare ogni giorno i doveri che un’azienda agricola di montagna porta con sé: “L’unico ingranaggio che dev’essere sempre ben oliato è quello dell’entusiasmo – risponde subito Enrico -. Bisogna portare sempre prodotti nuovi e aver sempre voglia di lavorare. Il fatto di essere giovani può essere un vantaggio, però dall’altra parte è vero che andiamo ad affrontare rincari mai visti prima. Quello che è sicuro è che continueremo a contare sui tre pilastri principali della nostra azienda agricola, che ci hanno permesso di vincere l’Oscar Green per la categoria Campagna Amica Coldiretti: il territorio delle Dolomiti Bellunesi, il sostegno dei clienti e delle persone che credono in noi. Il terzo, e il più importante, è la nostra famiglia”.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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