Custodiscono il Graal e l’Arca dell’Alleanza. Sono fuggiti in America e hanno seppellito un tesoro immenso sotto una chiesa di New York. Hanno nascosto a tutto il mondo i discendenti dei figli di Gesù e Maria Maddalena. Sono confluiti nella massoneria. Hanno preso parte a qualsiasi setta, ordine segreto, club e associazione anche solo dai vaghi contorni esoterici che è apparsa in Occidente negli ultimi settecento anni.
Palmares notevole quello dei “Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone”, per tutti i Templari, che in soli duecento anni circa di storia hanno saputo lasciare un traccia indelebile nell’immaginario collettivo occidentale, tanto da essere chiamati in causa ogni qualvolta ci si sia bisogno di trovare l’entità nascosta dietro a un qualche complotto che si trascinerebbe da secoli.
Se è ampiamente comprensibile, da un lato, il fascino che esercitano questi cavalieri, che hanno saputo interpretare come nessun altra istituzione lo spirito più nobile del Medioevo, a dispetto dell’obbligo al quale ci ha sottoposto il Romanticismo ottocentesco – tra le altre cose il primo a stabilire (arbitrariamente) che dovessero essere ricoperti di ferro dalla testa ai piedi – lo è meno, dall’altro, se si considera che tutto il Medioevo è stato attraversato da un costellazione di fenomeni culturali e sociali, oltre che teologici e filosofici, sullo sfondo dei quali va collocato il fenomeno dei cavalieri del tempio.
Si trattava di un mondo complesso e vivace, cangiante e sincretistico, dove nobili, guerrieri, mercanti, uomini di chiesa, fanatici, adepti di sette e culti misterici ed eretici di ogni sorta viaggiavano perseguendo i propri fini e ispirazioni, da una costa all’altra del Mar Mediterraneo e oltre, lungo quella faglia dove s’incontrano le tre grandi religioni monoteiste, il Cristianesimo, l’Ebraismo e l’Islam. Sorge quindi spontanea una domanda: perché i “poveri cavalieri del tempio” riscuotono così tanto successo ancora al giorno d’oggi, nonostante la loro storia si terminata di fatto nel 1314, quando venne messo al rogo l’ultimo Gran maestro Jacques de Molay? (Come se non bastasse, pare che la tradizione di sfortuna associata nei paesi anglosassoni a venerdì 13 provenga dalla data dell’arresto di tutti i templari di Francia, venerdì 13 ottobre del 1307). Cos’è, in definitiva, che li rende così speciali?
Domande difficili, le cui spiegazioni esigono analisi profonde, alle radici simboliche e ideali di un mito senza tempo, capace di porre in evidenza anche i limiti del nostro presente. In breve, i Templari sono un ordine religioso monastico religioso sorto all’indomani della prima crociata (1096-1099) per difendere il pellegrinaggio dei fedeli nella Terra Santa da poco liberata. All’epoca non esistevano eserciti regolari e gli uomini venivano reclutati per campagne stagionali a seconda di quale guerra ci fosse da combattere. Questa è la prima particolarità dei Templari: sono stati una delle prime forze stabili e organizzate in modo efficiente di combattenti del Medioevo, nata per rispondere alla specifica esigenza di protezione degli stati crociati, uno scoglio di cristianità in un mare musulmano. L’altro aspetto è quello religioso: non si tratta di semplici guerrieri, bensì di monaci, mossi nelle loro azioni da una potente spiritualità e da una profonda brama di conoscenza.
“L’unione di questi due elementi fece molto scalpore all’epoca – spiega Danilo Riponti nel volume “Lo Spirito del Tempio – Presenze templari nelle Venezie” (Edizioni Antilia, 2018) – Attraverso questa impostazione, le figure degli “oratores” – coloro che pregano – e dei “bellatores” – coloro che combattono – fino ad allora rigorosamente divise nella sensibilità medioevale essendo del tutto inconcepibile l’uso della violenza da parte del chierico, vengono fuse nel Miles Christi, monaco guerriero, che delle due anime conosce solo gli aspetti più severi […]”. I Templari erano dunque formidabili guerrieri che costituivano le truppe d’élite degli eserciti crociati e al contempo uomini di chiesa dediti alla più alta ricerca spirituale, capaci di mettere in piedi una rete organizzativa imponente e presente in tutt’Europa. Basta andare a Venezia per rendersene conto: l’antica sede dell’ordine era adiacente a piazza San Marco, ove oggi si trova l’Hotel Luna Baglioni, un’area acquisita dall’erario pubblico della Serenissima. Una posizione così centrale non è casuale: che una delle più grandi potenze del Mediterraneo concedesse un tale luogo è sintomatico del prestigio e del valore del quale godevano i cavalieri templari. “La funzione di questa casa […] – scrive ancora Riponti – era essenzialmente legata all’ospitalità che il Tempio concedeva, su richiesta del “Dominio Serenissimo”, ai personaggi di rango reale (“Principi esteri e altri illustri”) o diplomatico, interessati a relazionarsi con la Serenissima, o in transito verso Outremer (gli stati crociati, ndr)”.
La Repubblica di San Marco, la porta d’Europa per la Terrasanta e l’Oriente, affidava ai Templari i propri ospiti più illustri, segno di una fiducia enorme riposta nei loro confronti. Non poteva mancare in città anche un Ospedale, che nel significato di allora indicava una struttura che non accoglieva solo malati, ma anche viandanti, anziani, vedove e orfani, probabilmente posto nell’attuale parrocchia di San Giovanni in Bragora, in una zona chiamata anticamente “Fossa Putrida”, forse un luogo fangoso che proprio i Templari, nel solco della grande tradizione dei monaci cistercensi, potrebbero aver bonificato. Altri siti veneziani importanti, sui quali però non c’è certezza definitiva, sono San Biagio alla Giudecca, nelle vicinanze dell’ex Mulino Stucky che oggi ospita l’Hotel Hilton, dove si trovava un ospizio riservato ai pellegrini che si dirigevano verso Gerusalemme, e San Giorgio in Alga, una piccola isola nel mezzo della laguna, che ospita i resti di un convento.
L’ipotesi formulata da Danilo Riponti è che l’isola potesse costituire l’approdo veneziano per le grandi navi della potente flotta templare, i quali poi sarebbero ricorsi ad imbarcazioni più piccole e agili per arrivare fino in città. Per quanto si rimanga sul piano delle ipotesi, affascina che “in epoca immediatamente successiva a quella del Tempio, in questo isolotto, piccolissimo e apparentemente piuttosto insignificante, nel 1397 sia stata costituita la Confraternita dei canonici di San Giorgio in Alga, che pur di minime dimensioni e annoverando pochissimi affiliati, in pochi decenni generò figure di potentissimi ecclesiastici e addirittura un santo e due importanti papi”. Secondo questa ricostruzione, dunque, una delle esperienze più intese della cristianità veneziana sarebbe avvenuta nella volontà di perseguire la tradizione di grande sapienza dei Templari. Allo stesso modo, anche la Chiesa Cattolica ha voluto mantenere i legami con i poveri cavalieri di Cristo, nonostante abbia avvallato la loro distruzione. Il più importante ordine cavalleresco della Chiesa è infatti l’Ordine supremo del Cristo, così prestigioso che al giorno d’oggi non annovera nessun componente, dato che non vi sono personalità così degne da poterne fare parte.
Venne fondato dal re del Portogallo per difendere i Templari ingiustamente perseguitati dal re di Francia Filippo Il Bello, che nel 1307, con l’appoggio di papa Clemente V, fece arrestare tutti i templari di Francia, disposizione che venne seguita poco dopo dall’arresto di tutti i cavalieri del Tempio in tutta la Cristianità, molti dei quali poi vennero messi al rogo. Una domanda però sorge spontanea a questo punto: come è possibile che un’organizzazione così potente e ramificata, composta dai guerrieri più formidabili del proprio tempo, sia caduta in disgrazia così velocemente e sia stata atrocemente perseguitata senza reagire?
Filippo Il Bello riuscì a impossessarsi del ricco patrimonio dei Templari per sanare le finanze disastrate del suo regno senza difficoltà, ma cosa sarebbe successo se i cavalieri avessero deciso di ribellarsi al re francese, invece di accettare una fine ingiusta e ignominiosa pur di rispettare il voto di obbedienza al Papa e confidando sulla riserva assoluta di giurisdizione apostolica che sin dal 1139 era riservata al sommo pontefice? Impossibile saperlo, ma questa domanda insoluta fa luce a suo modo al quesito dal quale si era partiti: perché i Templari ci affascinano ancora così tanto? “Ciò che passa attraverso i secoli sono i potentissimi valori delle idee – ha risposto Danilo Riponti durante la presentazione del suo libro alla Scuola Grande di San Rocco, a Venezia – I Templari, profondamente puri nella loro fede cristiana, riconoscevano il valore di tutte le religioni basate sulla Bibbia ed ebbero intensi legami con i Sufi, i sapienti musulmani, e gli studiosi della Cabala ebraica. Erano i paladini della Cristianità, ma avevano una visione sincretistica della religione, che poneva in primo piano la ricerca della conoscenza divina e della ricerca spirituale”.
Può essere dunque che dopo settecento anni sia più facile ritenere che i Templari siano salpati alla volta dell’America e che oggigiorno muovano i fili della finanza mondiale, invece di riuscire ad ammettere una verità tanto semplice quanto terribile: che la stessa intensità spirituale che li ha resi dei formidabili guerrieri e dei sapienti di elevatissima statura ne ha anche decretato la fine, fagocitati da un mondo incapace di accettare ciò in cui non riesce a specchiarsi.
(Fonte: Edoardo Munari © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
#Qdpnews.it