Perle di devozione mariana tra Torre di Mosto e Boccafossa

Non sempre è possibile conoscere la storia più antica dei nostri borghi e dei loro luoghi di culto. Spesso infatti le radici delle comunità sono così profonde da non permettere di avere a disposizione tutti i documenti necessari per individuarle.

Video di Luca Vecellio

Ciò che però in alcuni casi viene in aiuto sono i toponimi e le titolazioni, come nel caso di Torre di Mosto e della sua parrocchiale di San Martino, con nomi che potremmo definire evocativi: sapendo infatti che le dedicazioni al santo vescovo sono tra le più antiche nella diocesi di Vittorio Veneto, viene facile immaginare un insediamento caratterizzato da una struttura difensiva (una torre per l’appunto), le cui origini siano da ricercare molto addietro nel tempo. A guardarla dall’esterno, la parrocchiale di S. Martino è un edificio che mostra un impianto classico, dalla facciata chiara tripartita da lesene e sormontata da un timpano.

A decorarla, solo due pitture dai toni leggeri, raffiguranti il patrono San Martino e l’AnnunciazioneL’interno rivela una maggiore complessità e calore, dati principalmente dall’apertura delle cappelle laterali (avvenuta nel Settecento) e dalle pitture parietali. Sul soffitto in particolare campeggia un pregevole affresco di Costantino Cedini del 1772, raffigurante la Morte di San Martino, inserita in una suggestiva fuga architettonica.

Lungo le pareti dell’aula, intervallati dalle aperture delle finestre, altri quattro dipinti di inizio Ottocento raffigurano scene della Vita di Gesù ad opera di Paolo de Lorenzi. Sono poi altari e cappelle laterali ad attirare in particolar modo gli sguardi, con le loro accensioni di marmi rossi, i graziosi paliotti a rilievo e le molte peculiarità artistiche. Nella prima cappella a destra dell’entrata si viene subito accolti da un manufatto di grande bellezza: il fonte battesimale, che spicca per la particolarità del suo coprifonte in legno scolpito, dove tra volute tipicamente settecentesche campeggia la raffigurazione del Battesimo di Cristo.

Del medesimo periodo storico troviamo anche un gruppo scultoreo in marmo di Carrara con la Vergine e le sante Lucia e Apollonia, oltre a un pregevole crocifisso ligneo, entrambi situati lungo la parete sinistra dell’aula. Sempre su questo lato, collocato accanto all’arco del presbiterio, un altro altare marmoreo fa da custodia all’ottocentesca Madonna delle Grazie con il Bambin Gesù, afferente al tipo storico-artistico della Madonna Vestita e oggetto di recente restauro.

Questo non è però l’unico simulacro mariano di Torre di Mosto. Nella frazione di Boccafossa è presente una chiesa dedicata a S. Anna, caratterizzata all’esterno da uno stile eclettico con elementi architettonici neoromanici particolarmente slanciati. L’interno, più spiccatamente neogotico, ha il suo fulcro prospettico nell’altar maggiore, opera novecentesca di Servilio Rizzato.

Oltre a questo, a sinistra del presbiterio troviamo una mostra di piccole dimensioni con all’interno un’incantevole Madonna del Latte in pietra, datata al XIV secolo. Maria, seduta su di un trono e ricoperta dalle morbide piegoline del suo manto, tiene sul ginocchio sinistro il Figlio, dal volto sereno e la postura composta. A differenza del Bambinello della parrocchiale di Torre, il Gesù di Boccafossa guarda fiducioso verso sua Madre, tenendo teneramente con la sua mano sinistra il braccio della Vergine, che a sua volta gli porge il seno. Due opere sicuramente molto diverse tra loro, ma che da secoli differenti ci parlano alla medesima maniera della devozione mariana della comunità di Torre di Mosto.

(Autore: Cristina Chiesura).
(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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