Riparare biciclette, passione e competenza di famiglia. Moreno Benetton: “La bici è cambiata come il mondo, ma le forature ci sono ancora”

E’ solo dal 2018 che la bicicletta ha una giornata mondiale tutta sua, ma sono ormai 70 anni che, a Volpago e dintorni, c’è un unico punto di riferimento per assistenza e riparazioni della due ruote: prima il padre, Felice, e oggi il figlio, Moreno, sono diventati un tutt’uno col loro mestiere, tanto da perdere spesso, nel linguaggio comune, il cognome di famiglia (Benetton), sostituito dall’espressione “dée bici”.

Entrare nel negozio-officina, che dal 2004 si trova ai margini della via Schiavonesca verso Selva, in uno stabile spazioso di circa 200 metri quadri su due piani, significa avere un colpo d’occhio su varie pagine di storia.

Ci sono le foto della vecchia sede in centro nei pressi del Municipio, le immagini del Mondiale di ciclismo su strada del 1985 con arrivo a Giavera, istantanee di grandi campioni del passato in azione; spiccano gli espositori con gli accessori e una gamma molto variegata di bici, dalle più moderne e tecnologiche (nonché costose), a quelle per bambini, alle mountain bike, fino alle più tradizionali e datate, magari un po’ arrugginite, ma ancora solidissime e care alla clientela locale, che non se vorrebbe mai separare.

“Mio padre – racconta Moreno, 57 anni, ultimo di quattro fratelli – era originario di Lancenigo e il trasferimento a Volpago era legato al lavoro di ferroviere nel nonno. Subito dopo la guerra ha frequentato la bottega di Nilo Bianchin a Montebelluna per imparare il mestiere, finché si è messo in proprio qui in paese, aprendo l’attività negli anni ’50 in una stanza che si trovava al piano terra dello stabile che ospitava il vecchio cinema Aurora (l’attuale auditorium comunale, ndr). Poi si è trasferito dall’altra parte della strada, nell’edificio che ospitava anche l’ufficio collocamento, un negozio di calzature, un fiorista-edicolante, e, per molti anni anche la sede dell’Avis”.

Felice, classe 1927, aggiustava biciclette, ma si dedicava anche ai motocicli e alla fornitura di bombole di gas, uno dei primo segni della modernizzazione, prima dell’arrivo delle tubazioni domestiche del metano. E’ venuto a mancare nel luglio del 1984, lasciando ai figli un’attività ben avviata e molto apprezzata.

Moreno Benetton nella vecchia sede 1

“Io stavo concludendo il servizio militare – racconta Moreno – ma già negli anni della scuola superiore gli davo una mano, come facevano anche i miei due fratelli e una sorella più vecchi. Dopo il congedo a novembre ho preso in mano il negozio, decidendo col tempo di specializzarmi solo sulle bici: ho lasciato da parte i veicoli a motore e, più di recente, anche la fornitura di bombole. Sono rimasto nella vecchia sede fino al 2004, quando l’intero edificio è stato demolito e ricostruito, trasferendomi dove sono tuttora”.

L’evoluzione della bici non è stata solo tecnologica, ma ha toccato la vita quotidiana di tante persone.

Quando ho iniziato tipologie e modelli erano pochi: per l’uso quotidiano, da adulti o bambini, e poco per l’attività sportiva. – prosegue – Poi sono arrivate le mountain bike, che hanno avuto una notevole diffusione grazie anche alla vicinanza del Montello, dove si sono svolte anche gare di rilievo; è solo negli ultimi anni che la bicicletta è passata da essere un mezzo di trasporto e spostamento per esigenze quotidiane a strumento per il tempo libero, le escursioni, l’attività sportiva a vari livelli. La pedalata assistita col motore elettrico è ormai la normalità; dal punto di vista tecnico sono strumenti allo stesso tempo meravigliosi e delicati, anche se la riparazione di gran lunga più richiesta e frequente rimane la foratura”.

I cambiamenti hanno subito un’accelerazione proprio nell’ultimo anno, perché la pandemia ha limitato gli spostamenti, facendo esplodere la richiesta di bici e di attività fisica all’aperto; in più l’apertura della “Tradotta” ha dato una spinta ulteriore all’uso delle due ruote. Resta aperta la questione del futuro, come spiega lo stesso Benetton a partire dalla sua esperienza.

“Questo mestiere lo si impara solo qui, – conclude – non ci sono scuole che lo insegnano; stiamo diventando rari come i calzolai”.

(Fonte: Redazione qdpnews.it© Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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