Allo storico Tiro a segno di Vittorio Veneto, i campioni del grilletto raccontano i segreti delle loro discipline


Un tempo il poligono era un ambiente piuttosto frequentato e, attraverso l’effetto del servizio militare, qualunque ragazzo ci capitava almeno una volta, per un motivo o per un altro. L’esercizio di tiro era una tradizione legata alla concezione di fucile o di pistola come uno strumento di difesa o di attacco.

Oggi i poligoni sono decisamente di meno, ma quelli che sono sopravvissuti al cambio generazionale, come quello di Vittorio Veneto, sono ancora molto frequentati e offrono due servizi, simili ma completamente diversi l’uno dall’altro: da una parte, le strutture garantiscono a operatori del settore, forze dell’ordine e appassionati di poter allenare la propria mira con armi da fuoco convenzionali; dall’altra esiste un universo sportivo legato a varie discipline, in cui l’Italia eccelle anche a livello mondiale.

Il tiro a segno di Vittorio Veneto racconta una storia che precede il Novecento e, appese alle pareti della stanza d’accoglienza per gli associati, brillano centinaia di medaglie e riconoscimenti: a cavallo tra la competenza comunale della città e quella di Cappella Maggiore, il club offre diverse strutture che si prestano a ospitare anche competizioni sportive di valenza nazionale.

A raccontare l’etica e lo svolgimento delle attività è Roldano De Biasi, che afferma: “Alla base dientrambi gli approcci c’è la consapevolezza che lo strumento utilizzato nello svolgimento di questa attività spara un proiettile”.

Nel tiro con carabina e con la pistola non esistono vocaboli come il termine “cecchino”: tutto si svolge nel pieno rispetto del regolamento e qualsiasi infrazione viene punita con la squalifica. Ogni canna corta o lunga trovata al poligono presenta un nastrino colorato che spunta dall’otturatore e dalla bocca di fuoco per indicare che è scarica.

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In tutte le discipline la precisione è dovuta alla capacità di controllo del tiratore e ovviamente all’esperienza. Quando la rosa dei colpi sul bersaglio si stringe e diventa una questione di millimetri l’apnea e l’immobilità però non bastano più: qualsiasi emozione, come l’idea di poter sbagliare o al contrario di poter fare centro, possono compromettere drasticamente il risultato.

È Claudio Valle, che è stato anche campione italiano, a raccontarci quali sono le caratteristiche principali del tiro con carabina, che avviene a 10 o 50 metri di distanza: in gara viene richiesto un tiro in tre posizioni diverse, da sdraiati, in ginocchio e in piedi. Per questo motivo, la monocolpo dev’essere altamente accessoriata in modo da poterla adattare alle tre diverse situazioni. Claudio, che spara con uno spettacolare Anschutz calibro 22, racconta che persino scarpe, spessore della giacca e pantaloni sono regolamentati per questo sport olimpico.

Altrettanto complesso sembra sparare con la pistola automatica a 25 metri, dove oltre al classico 22 si prevede anche l’utilizzo del calibro 32 con un caricatore in entrambi i casi contenente 5 munizioni: qui i bersagli sono cinque, ruotano con un meccanismo automatizzato a 8, 6 e 4 secondi per turno e quindi all’immobilità si unisce la gestione del tempo e del movimento.

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Fausto Michele, pluricampione di questa disciplina, racconta che è categorico sparare in piedi e con una mano sola
. La conta dei punteggi avviene quasi immediatamente, con i giudici che si avvicinano ai bersagli a ogni serie.

Oltre ai campi adibiti alle altre attività di tiro non sportivo, c’è anche il Palatiro, dove si spara con munizioni ad aria compressa in libera vendita. Anche se non c’è bisogno di alcun porto d’armi, perché la potenza di pistole e carabine è inferiore a 7,5 joule di potenza, i principi sono gli stessi: immobilità e controllo delle emozioni per centrare un dieci pieno a 25 metri. A quest’attività partecipano anche i giovanissimi, come Andrea Mondelli, di dodici anni, che è riuscito col tempo a far appassionare anche il papà Angelo.

Cadono ancora molti bossoli al poligono di Vittorio Veneto, ma con un approccio del tutto sportivo e senza alcun impeto di violenza: anzi vedendo un tiratore all’opera ci si rende conto di quanto quest’attività possa insegnare la calma e il controllo delle proprie emozioni anche in momenti di assoluta tensione.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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