C’è chi per tenere pulito il proprio terreno agricolo utilizza un rasaerba, chi dei robot automatizzati o chi si affida alle pecore. Pecore nane.
La pecora d’Ouessant è l’ovino più piccolo del mondo: il maschio raggiunge un’altezza al garrese di soli 45 centimetri e un peso di 20 chili. Si dice che, geneticamente, la specie sia destinata all’estinzione perché ne nascono pochissime femmine e in Italia sono in pochissimi ad averle (si contano circa 300 esemplari) ma fino a pochi anni fa praticamente nessuno sapeva della loro esistenza.
È stato Vittorio Casagrande, già geometra comunale all’ufficio patrimonio del comune di Vittorio Veneto il primo a possedere questa razza in Italia. Per questo gli amici gli diedero il geniale appellativo di “Signore degli Agnelli”, fraintendendo volutamente la natura minuta di questi animali anche da adulti.
La decisione di Vittorio di importare questi animali è dovuta all’esigenza di tenere puliti i terrazzamenti dove crescono i suoi ulivi, ai piedi di Sant’Augusta, alcuni dei quali presunti d’età secolare.
“Avevamo degli asini che brucavano l’erba sotto le nostre piante – spiega Vittorio – ma a causa del peso dell’animale crollavano i terrazzamenti”.
Le pecore nane di Vittorio vivono una vita davvero spensierata, in una delle zone più belle della città, caratterizzata dalla presenza di un grande cipresso a due passi dal centro storico di Serravalle, e la loro presenza compone un quadretto bucolico sempre baciato dal sole.
“Queste pecore venivano utilizzate dagli agricoltori della Bretagna – continua Vittorio – per tenere puliti i campi dove crescevano gli alberi delle mele. Abbiamo fatto numerosi viaggi in Francia, anche nell’isola d’’Ouessant, che dà il nome a questa razza, fino a quando abbiamo deciso di portarle a Vittorio Veneto”.
“Le spese del viaggio, sommate ai documenti d’importazione e all’acquisto dei capi, erano davvero notevoli, così abbiamo deciso di noleggiare un trasporto animali comune – racconta – Le prime 12 pecorelle hanno viaggiato in un camion gigantesco assieme a tori e vacche e sono andato a prenderle all’ultima fermata, fuori dal centro di Serravalle. Dal rimorchio colossale ho scaricato i dodici capi nella mia Meriva: ci stavano tutti. Gli autisti ridevano come dei matti”.
Per poter portare in Italia questi animali, Vittorio ha dovuto registrarsi all’albo degli importatori: vista la particolarità di questa razza e la loro utilità ha iniziato a ricevere richieste da tutta la penisola diventando di fatto il primo importatore italiano di pecora d’Ouessant.
Quando i capi sono arrivati a 80, veterinari e specialisti di tutt’Italia sono venuti a vederli e studiarli. Normalmente questi animali non vengono considerati perché, viste le dimensioni, non producono né molto latte e né molta carne, ma hanno il vantaggio di essere totalmente autosufficienti: “Si arrangiano a fare qualsiasi cosa – spiega Casagande – dal partorire, al sfamare i piccoli e procurarsi cibo e acqua. Non hanno malattie né necessità di cure”.
Anche il posto dov’è collocata la proprietà ha in sé una storia particolare: Vittorio se l’è trovato davanti per caso, durante una passeggiata domenicale con la famiglia, e ha insistito con il proprietario fino a riuscire ad acquisire l’appezzamento. Quando, una volta in pensione, assieme a suo figlio Mattia, ha dovuto scegliere un nome per la propria azienda agricola, il “Signore degli Agnelli” non ha avuto dubbi sul nome: “il Cipresso” si occupa oggi di olivicoltura, apicoltura e molto altro, con l’aiuto di queste pacifiche operaie, a cui basta brucare e riposarsi in cima alla collinetta, con veduta piena sulla città.
(Fonte: Simone Masetto© Qdpnews.it)
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