Borgo Malanotte tra feste e distruzioni della guerra: un museo a cielo aperto a pochi chilometri da Vazzola

Le origini di Borgo Malanotte sono assai remote: la prima dimostrazione dell’esistenza di questo centro abitato risale al 1400, probabilmente come residenza della famiglia “Bonoti de la Campagna”, che vi risiedeva praticando il commercio di granaglie e la masserizia.

Questo antico nucleo abitativo era un luogo fortificato posto sulla via che conduceva al Guado di Lovadina, fondamentale punto di attraversamento del Piave dell’epoca, ed era frequentato fin dalle sue origini da mercanti, uomini d’arme e pellegrini che diedero un primo impulso economico allo sviluppo della borgata.

Borgo Malanotte può essere considerato un vero e proprio museo a cielo aperto: un’oasi di pace nella campagna della pianura del Piave, a pochi chilometri dal centro di Vazzola.

Il nome, probabilmente, nasce da un ramo di un’antica famiglia trentina di mercanti di lana i “Malanotti” o “Maleotti” che, verso la seconda metà del 1600, si trasferirono a Venezia acquistando diversi terreni e case nella campagna trevigiana.

Negli anni successivi venne edificata la magnifica Villa del Borgo (attuale Villa Rossi De Rubeis), utilizzando ed ampliando i fabbricati precedenti, e l’Oratorio di San Giovanni Battista, la cui consacrazione risale al 1691, che negli anni lo vide come meta di numerosi pellegrinaggi.

Solo nel 1695 il borgo raggiunse la sua completezza, così come lo si vede oggi e non superò mai le 250 persone che negli anni vissero in questo luogo occupandosi di agricoltura e artigianato facendolo diventare una vera e propria realtà produttiva autonoma.

In più di un secolo di splendore del borgo spicca la figura di Camilla Malanotte, ultima abitante della villa che era solita organizzare ricevimenti e feste sfarzose: si narra ancora dell’interminabile fila di carrozze allineate lungo il viale, di giardini illuminati da torce e di orchestre che suonavano fino a notte inoltrata.

Nel 1895 però la famiglia Malanotte, caduta in rovina, dovette vendere alla famiglia Zacchi di Pordenone. Dopo circa 200 anni i Malanotte persero cosi tutti i loro terreni compreso anche il controllo sul borgo.

Durante la Grande Guerra il paesino divenne un avamposto dell’esercito austo-ungarico i quali lo usarono come quartier generale: delle battaglie tra il corso del Piave e i paesi limitrofi rimane traccia di una trincea tutt’ora esistente e degnamente conservata.

Il borgo entrò nella cronaca dell’epoca grazie alla trentaduesima vittoria di Francesco Baracca, il 22 maggio 1918, che volando assieme al sergente D’Urso trovò sopra Cimadolmo un caccia nemico che riuscì ad abbattere proprio a sud del borgo.

In una lettera alla propria famiglia Baracca scrisse: “Ieri alle 9.50 ho abbattuto il mio 32esimo apparecchio nemico, un caccia che faceva parte di una pattuglia di 6 apparecchi. È caduto in fiamme a Borgo Malanotte, oltre il Piave, in direzione delle Grave di Papadopoli. Non ho tempo di scrivere a lungo. Un bacio a te e papà”.

L’impresa di Baracca fece da apripista alla schiacciante vittoria del 27 ottobre da parte dell’esercito italiano assieme a quello britannico che liberarono il borgo.

Dopo una serie di restauri e di valorizzazione degli edifici presenti oggi, passeggiando lungo le vie, tra colorati capitelli, freschi porticati e preziosi affreschi il borgo offre a chi lo visita una sensazione di avvicinamento all’antico e alle tradizioni del luogo.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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