Tra recantina e rabbiosa, i filari secolari del Pat del Colmel: ripristinare l’onore delle uve dimenticate

I visitatori che raggiungono l’asolano non sempre sanno distinguere la storia vitivinicola di queste terre dal vincente trionfo del prosecco doc: bisogna però ricordare che un tempo sulle colline crescevano uve a bacca bianca differenti, forse meno convenienti e più “dispettose”, che oggi si sono conservate in forma davvero minima.

Quelle che negli anni sono state potate da più generazioni e sono sopravvissute alla filossera sono piante forti e ricche, capaci di lusingare il palato con gusti inconfondibili. Recantina e rabbiosa sono due tipologie d’uva, autoctone già nei secoli passati, che potremmo definire oggi “in via d’estinzione” e che soltanto in pochi si preoccupano di tutelare.

Tra foglie rosso fuoco e filari eroici, Pat del Colmel a Castelcucco è un’azienda agricola che si dice abbia saputo salvaguardare una presenza antica, con grande rispetto per la storia delle colline sulla Destra Piave. Nonostante un notevole numero di riconoscimenti, l’attività è rimasta legata a una gestione familiare e in particolare proprio a quella collina, da dove è possibile vedere la Rocca di Asolo ma anche la chiesa di Monfumo, e dove vengono custodite tre piante certificate di recantina, risalenti, a quanto pare, all’epoca della Serenissima.

Tutto è nato dalla visione di Lino Forner, dalla sua famiglia e da quella che prima era soltanto una stalla: da 16 anni il marchio avanza con ostinazione, offrendo un catalogo vario e una serie di micro vinificazioni che hanno dato vita, col tempo, a etichette riconosciute in tutt’Italia, tra cui la recantina è diventata un marchio di fabbrica.

Il percorso di quest’azienda, ancora in rapida evoluzione con il supporto del figlio Matteo, ha coinvolto anche altri attori e professionalità: nel 2007, attraverso Veneto Agricoltura, tre delle vigne di recantina sono state analizzate e il dna ha raccontato la loro storia sorprendente.

“Da solo non ce l’avrei fatta a salvare queste varietà di un tempo” racconta Lino Forner nel servizio, ringraziando in particolare l’enologo Franco Dalla Rosa, ora vice sindaco di Asolo, che ha combattuto al suo fianco nel tentativo di ripristinare “l’onore” di queste tipologie ormai dimenticate. “Se vogliamo continuare a coltivare le viti in queste condizioni, il vino deve venire differenziato”.

La recantina è una pianta piuttosto resistente e non necessita di grandi trattamenti: la vittoria di una medaglia d’oro nazionale all’etichetta “Recantina Rosso Doc Montello Colli Asolani” suggerisce che la genuinità della vigna come dell’etica di chi la cura paga sempre.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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