La febbre del Nilo Occidentale spiegata dal Reparto Malattie Infettive del Ca’ Foncello: “Prevenire significa contrastare la proliferazione della zanzara comune”

La febbre del Nilo Occidentale, le cui conseguenze sono state descritte in questi giorni sulle pagine di cronaca, non è qualcosa di nuovo: circola ogni estate nell’area veneta da quindici anni, con dati altalenanti per numero di casi (diversi, per esempio, nel 2008), ed è individuabile attraverso la diagnosi di pazienti che l’hanno contratto oppure attraverso studi eseguiti su campionature di zanzare comuni, ovvero quei vettori che trasportano il virus fin qui.

L’attualità di questo tema è legata al rilevamento di tre casi in Veneto, riconducibili a probabili forme rare di encefalite ma ancora in fase di analisi e accertamento, presumibilmente causate proprio da questo virus: due di questi casi, in età avanzata e con altre patologie, sono deceduti. Un terzo caso è stato quello di una persona meno anziana, un settantenne che ha avuto un quadro lieve ed è stato dimesso senza alcuna terapia.

Abbiamo chiesto al dottor Pier Giorgio Scotton, direttore responsabile del Reparto Malattie Infettive dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, di spiegarci l’origine di questo virus, i sintomi, le conseguenze e come prevenirne la diffusione.

Si tratta di una malattia virale che viene trasmessa da un vettore, una zanzara comune, che in poche parole è il nostro “muśato” – spiega il dottor Scotton, mostrando un dépliant della Regione Veneto – Il virus si trasmette durante le migrazioni degli uccelli dal Nilo alle grandi foreste della Romania: qui le zanzare trovano un luogo ideale e il virus si mantiene trasmettendosi ad altri animali, che sono tuttavia chiamati ospiti terminali in quanto sono vicoli ciechi per il ciclo di vita della malattia. In particolare, il virus si trasmette ai cavalli e all’uomo: in questi casi i cavalli hanno infatti un quadro di tipo neurologico abbastanza simile a quello che si manifesta nell’uomo”.

Quali sono i sintomi e le conseguenze?

“Nella stragrande maggioranza delle volte l’infezione è inapparente non dà nessun problema. In altri casi può esserci della febbre o comunque un quadro simile influenzale. Meno dell’un per cento dei pazienti invece soffre di complicanze neurologiche, ovvero la famosa encefalite, con l’interessamento del sistema nervoso centrale, anche se in genere colpisce i pazienti molto anziani. I giovani risultano invece asintomatici e questo è rilevante perché significa che in zone come la nostra il virus potrebbe essere già in circolo. La diagnosi avviene attraverso la puntura lombare o l’analisi del sangue, anche se il virus nel sangue rimane in circolo per un breve periodo e non è facile individuarlo in tempo”.

Come si monitora la diffusione di un virus come questo?

“L’istituto zooprofilattico di Legnaro raccoglie dei campioni di zanzara in determinate zone una volta alla settimana e verifica se siano o meno portatrici del virus. Quando questi casi si verificano sulle persone o negli allevamenti dei cavalli in una certa zona, si cerca di stare all’erta, anche se in zone urbanizzate non è possibile fare un granché come prevenzione, perché prevenire questo virus significa prevenire la puntura della zanzara, il che non è semplice in estate e nelle nostre zone.

E quindi, sebbene abbiamo detto che le conseguenze gravi sono rare, cosa consiglierebbe alle fasce più deboli?

Questi insetti ovviamente richiedono acqua per prolificare, meglio se stagnante: la cosa più performante da fare è evitare di avere raccolte d’acqua, pozzi e pozzanghere scoperti, svuotare tutti i vasi e contenitori d’acqua aperti in casa oppure trattare con dei larvicidi le zone di proliferazione. Poi, ovviamente, proteggersi come da una qualsiasi puntura. In alcuni casi, in determinate zone soggette a casi di questo tipo, si sospendono anche le donazioni del sangue, per evitare eventuali trasmissioni virali. C’è da considerare che non esiste nessun trattamento per quest’infezione, così come non esiste ancora un vaccino, ma – come ho detto – i soggetti più a rischio di un’encefalite grave sono i grandi anziani.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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