Fiori, belli e buoni da mangiare in località Vallandrui, a Tarzo: il sogno avverato di una famiglia che cercava un posto speciale dove vivere e che l’ha trovato, non senza qualche sacrificio, in uno dei pochi angoli selvaggi e poco conosciuti della core zone Unesco. In cima alla ripida salita di una laterale nascosta, poco prima della svolta per Prapian e Arfanta lungo la provinciale che attraversa Corbanese, ci accolgono i sorrisi di Gloria, di Marcello e di Margherita Eva, che vivono in un edificio quasi fiabesco, circondato da un trionfo di colori e profumi, con caprioli e cervi che brucano indisturbati nel giardino a pochi metri dall’ingresso.
Prima del loro arrivo, oltre una dozzina anni fa, il rustico era in stato d’abbandono e i filari di Docg che sorgevano tutt’intorno soffrivano i continui cedimenti del terreno: la famigliola aveva così deciso sostituire alla monocultura una ricca varietà di piante antiche ed erbe spontanee.
Le operazioni di sistemazione della boscaglia sono durate anni, perché i terrazzamenti sulla parte anteriore della casa non sono raggiungibili con i mezzi e perché la casa giaceva in uno stato di profondo abbandono: così Marcello aveva costruito una piccola casetta rossa nel bosco per far giocare Margherita, che mentre i lavori procedevano è cresciuta e ha già imparato un mestiere, sebbene studi anche all’università. Alla fine, la coltivazione di differenti specie di fiori e piante ha letteralmente dato i suoi frutti e oggi l’azienda agricola porta il nome e il codice fiscale di Margherita Eva, che si occupa della parte commerciale.
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C’è da dire che questa remota località di Tarzo, meta dei runner più tenaci, gode di un microclima diversificato sui vari versanti, rendendo possibile la fioritura di piante e fiori anche piuttosto rari e insoliti: ce n’è uno, addirittura, che la famiglia definisce “Almeria” (in riferimento alla località mediterranea).
“Non c’era la consapevolezza di voler fare tutto questo – afferma Gloria, che è erborista, mentre ci porta a visitare i terrazzamenti – Mangiamo biologico e volevamo fare qualcosa che fosse nostro e naturale, mostrare insomma che si può creare qualcosa anche senza artifici. Ci rendiamo conto ora che è stata una follia “sana”: oggi nessuno riesce a credere che riusciamo a produrre e commercializzare fiori eduli in piena zona Docg”.
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Per quanto riguarda la vastità di questa sorta di giardino botanico, sarebbe lungo elencare tutte le specie: per farsi un’idea, l’area comprende un centinaio di specie di rosa e tutti i generi di menta, per poi spostarsi su fiori e piante più rari e dalle forme curiose.
L’azienda agricola Margherita Eva, come spiega la sua giovane titolare, risponde a esigenze specifiche in diversi campi: esistono, per esempio, pasticcerie che chiedono di abbellire i loro dolci con dei fiori eduli e profumati, chef che decidono inserire sapori insoliti (anche decisi) nei loro piatti, locali che optano per preparare cocktail con cubetti di ghiaccio decorati, con un fiorellino colorato all’interno.
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Attraverso il fascino dei fiori e delle erbe spontanee, le occasioni per cercare clienti non mancano, ma Margherita e la sua famiglia stanno pensando a qualcosa in più: “Quando sarà pronto il nostro laboratorio cominceremo a preparare tisane, sale e zucchero aromatizzati, marmellate, anche con vendita diretta – spiega Margherita Eva, offrendoci un po’ del suo sciroppo di rose sperimentale (delizioso, tra l’altro). – Il nostro piccolo sogno sarebbe avere un piccolo ristoro quassù, anche per poter servire i tanti sportivi che arrivano in cima a questa salita, in genere sfiniti”.
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Chiediamo a Margherita Eva che cos’abbia significato per lei aprire una partita iva da così giovane, poco prima del covid, e mantenerla mentre ancora frequenta l’università, specie portando avanti un impegno così specifico e “delicato”: “All’inizio è stato un po’ spaventoso. Mi parlavano di pec, di finanziamenti, di cose da compilare: non sono cose che ti insegnano a scuola quelle. Poi da una parte e dall’altra, a lavoro e a scuola, magari ti dicono “brava” ma nessuno fa sconti. È faticoso, certo: non decido io quando fioriscono le piante, quindi ci vuole dedizione e disciplina, ma quando parlo di quello che faccio alle persone vedo un grande interesse e questo mi dà molta motivazione”.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it)
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