“Nuntio vobis gaudium magnum, habemus papam”: in tanti ricordano l’emozione della folla di piazza San Pietro, il 16 ottobre del 1978, durante l’annuncio del nuovo pontefice Giovanni Paolo II.
La risposta del papa polacco scaldò ancora di più la gente: “Hanno chiamato un nuovo vescovo di Roma. Lo hanno chiamato di un Paese lontano. Anche non so se potrei bene spiegarmi nella vostra, la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, se mi sbaglio mi corriggerete”.
Karol Józef Wojtyla entrò quindi a far parte della vita di tante persone che apprezzarono l’umanità di un papa che, all’epoca, “profumava” già di santità.
Nell’Alta Marca Trevigiana c’è un uomo che ha avuto il privilegio di conoscere e celebrare papa Giovanni Paolo II, rendendolo “immortale” grazie alle sue sculture: il maestro Carlo Balljana.
Entrare nel laboratorio dove lo scultore trevigiano lavora, vuol dire fare un viaggio nella storia novecentesca della Chiesa, tra busti di papi e infinite figure di religiosi, santi e altri manufatti che richiamano alla dimensione del sacro.
Lui, che ne ha conosciuti ben 6 di papi, non ha dubbi nel dire che il rapporto che ha avuto con San Giovanni Paolo II è qualcosa di unico e speciale, a tratti metafisico, difficile da spiegare a chi non ha la sensibilità di avvicinarsi con rispetto e umiltà all’argomento della spiritualità.
“Ho lavorato 27 anni con papa Wojtyla – ha dichiarato Carlo Balljana – Quando gli ho chiesto cosa fosse previsto per il mio futuro, ricordo che lui, seduto su una poltrona nel suo appartamento in Vaticano, mi disse: “Tu devi vivere 104 anni per esaudire tutti gli ordini che avrai come scultore”. Si parla di 20 anni fa e, arrivato a 104 anni, secondo papa Giovanni Paolo II, mi siederò su una sedia 6 giorni prima di morire aspettando il capolinea”.
Una vita dedicata alla scultura, in particolare a quella religiosa, per lo “scultore dei papi e del vento” che ha sempre avuto una grande familiarità con gli ambienti più importanti della Curia romana e con il Vaticano.
Lo stesso Vaticano ha concesso allo scultore Balljana di custodire un’opera che contiene il sangue di San Giovanni Paolo II, prelevato due giorni prima della sua morte perché il papa avrebbe dovuto essere sottoposto ad un’altra operazione.
“Papa Wojtyla – ha aggiunto lo scultore Carlo Balljana – era un personaggio che, quando parlava, trasmetteva il suo pensiero e la gente che era attorno lo capiva. Era diverso dagli altri papi che ho conosciuto. Per carità, erano tutti geniali, grandi pensatori e uomini di spiritualità, ma non trasmettevano il pensiero di San Giovanni Paolo II. Da vivo, infatti, lui era già santo”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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