Donne del territorio: la storia di Valburga Posarelli Perin, primo medico donna a Refrontolo

Tra le figure del territorio che si è conquistata uno spazio tra i ricordi della comunità di Refrontolo sicuramente c’è anche Valburga Posarelli Perin (1913-1973), il primo medico donna ad aver esercitato nel paese.

“La dottoressa”, o meglio, “la dottora” come veniva indicata nei primi tempi, è stata una figura rimasta cara alla popolazione di Refrontolo, territorio dove la donna ha esercitato la professione medica per 17 anni (dopo una parentesi ad Alano di Piave). Professione condotta con passione e attenzione per i pazienti, fino a non celare una certa severità nei confronti di chi non seguiva le prescrizioni date o dimostrava di non avere troppa cura per la propria salute.

Una donna che, nonostante i pregiudizi e le difficoltà della sua epoca, seppe realizzarsi professionalmente, come ricorda uno dei suoi cinque figli, Giuseppe Perin, noto in paese per essere un profondo conoscitore di storia locale e, di conseguenza, una preziosa fonte di memoria collettiva, assieme alla moglie Lucia Antoniazzi, guida del Circolo Culturale Arcobaleno di Refrontolo: “Quando sento parlare di emancipazione, penso a mia mamma, che è stata in grado di realizzare tutto quello che ha voluto”.

La dottoressa Posarelli è subentrata a Giovanni Corradini, medico condotto e ostetrico a Refrontolo per quarant’anni, figlio di Giuseppe Corradini, quest’ultimo sindaco del paese durante la Grande Guerra. La famiglia discendeva dal casato dei Corradini di Miane, era benestante e possedeva svariati ettari di terreno. Inoltre, aveva acquistato da un’altra famiglia nobile, i Battaglia, il monte Croce e l’area sottostante, dove nel 1908 venne completata villa Corradini, tuttora esistente.

Valburga Posarelli nasce a Trieste, da una famiglia originaria di Canale d’Isonzo ed è di madrelingua slovena: il suo nome si rifà a quello di una santa del 700, badessa del monastero tedesco di Heidenheim, mentre il cognome originario era “Podcrasnik”, poi italianizzato nel 1928 in “Posarelli”, dietro compenso del governo dell’epoca.

Figlia di una levatrice e di un sottufficiale, rimane orfana di padre a soli sei anni. Da lì sarà inviata dalla madre a studiare in un collegio per orfani di guerra, assieme al fratello: era un modo per garantire ai figli un’istruzione, in via totalmente gratuita. E proprio in collegio, all’età di 10 anni, Valburga imparerà la lingua italiana per poi conseguire il diploma magistrale.

Successivamente, da privatista e dopo aver insegnato per un anno in una località montana della provincia di Udine, si iscriverà a Medicina a Padova, conseguendo la laurea nel 1938 e, successivamente nel 1942, la specializzazione in Pediatria, sempre nell’ateneo patavino.

Nel 1938 si sposa con Roberto Perin, di professione farmacista, con il quale crea una famiglia di cinque figli: proprio assieme al marito, durante l’occupazione nazista, si occuperà di assistere e curare i partigiani che si trovano sul massiccio del Grappa e non hanno possibilità di scendere a valle, per timore dei rastrellamenti.

Ricordo ancora di aver visto una foto di quei tempi, in cui era l’unica donna a Medicina. Infatti deve essere stata la quarta o quinta donna in Italia a essersi laureata in quella branca e il secondo ufficiale sanitario del nostro Paese – ha raccontato il figlio – Nel 1955 vinse il concorso per ufficiale sanitario a Refrontolo, dopo la pensione del dottor Corradini nel 1952 e una sostituzione del posto vacante da parte di un altro medico. Inizialmente l’accoglienza non fu delle migliori, in quanto tutto il consiglio comunale si oppose al suo arrivo e il prefetto dovette fare un decreto per la sua nomina“.

Il motivo di tale contrarietà era chiaro: i tempi non erano ancora maturi per accettare l’idea di un medico donna, per di più con cinque figli a carico. Inoltre, all’epoca molti borghi erano dispersi nella campagna e le strade non erano praticabili come oggi. Ma ciò non riuscì a fermare “la dottora”.

“Mia madre si spostava per somministrare i vaccini. Per un periodo ha lavorato come pediatra anche a Rua di Feletto, a Pieve di Soligo, Cison di Valmarino, Follina e Miane – ha raccontato Giuseppe Perin – La sua giornata iniziava alle 7.30 con l’apertura dell’ambulatorio (per un certo periodo situato a Villa Spada dove abbiamo abitato). Alle 10.30 rientrava un attimo a casa per guardare la posta e poi partiva per effettuare le visite a domicilio fino alle 13. Alle 14 andava nei vari consultori del territorio e poi di nuovo effettuava altre visite, fino alle 19.30. Non andava mai a letto prima delle 23-23.30, perché restava in attesa di possibili chiamate da parte dei pazienti, e intanto compilava i moduli relativi a tutte le visite fatte, documenti che periodicamente portava alla mutua di Treviso: veniva pagata in base a quante ne faceva. Il suo ambulatorio era aperto anche di domenica, prima del decreto prefettizio che ha messo poi uno ‘stop’ a tale usanza. Fino al 1965 non aveva mai fatto le ferie”.

Aveva la passione nell’assistere i pazienti, che seguiva fino alla fine. Poi aveva ideato l’iniziativa della medicina scolastica ovvero, una volta all’anno andava nelle scuole per visitare i bimbi e assicurarsi che fossero tutti in buona salute – hanno ricordato Giuseppe Perin e Lucia Antoniazzi – Era una donna energica e combattiva, e dai suoi pazienti esigeva la puntualità, visti i ritmi serrati di lavoro a cui era sottoposta quotidianamente. Aveva la passione per il lavoro e viaggiava sempre con un grosso sacchetto pieno di caramelle per i bambini. Inoltre, forniva le medicine gratuitamente”.

“Era dura la vita per i medici di allora – hanno ricordato – ma lei aveva carattere, altrimenti in quegli anni non sarebbe arrivata dove è arrivata”.

La dottoressa Valburga Posarelli Perin si è spenta il 23 aprile 1978 all’ospedale di Pieve di Soligo, dopo aver praticato la professione medica fino a quando le forze glielo hanno consentito.

Ancora oggi la sua figura e la passione nell’alleviare le sofferenze fisiche e morali delle persone viene ricordata (con molti anedotti) proprio da quel paese che all’inizio aveva osteggiato il suo arrivo. E nell’atrio del municipio una lapide rende memoria alla “solerzia infaticabile” e “all’amorevole e diligente cura” prestata alla popolazione del territorio dalla dottoressa Valburga Posarelli Perin.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it)
(Foto: per gentile concessione della famiglia).
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