Percorrere via dei Troi per conoscere la poetica di Andrea Zanzotto. Nel libro di Rosanna Mutton la descrizione di uno dei luoghi preferiti dal poeta

Il poeta pievigino Andrea Zanzotto si può “incontrare” ancora leggendo i suoi versi ma anche camminando nei luoghi a lui più cari, come via dei Troi a Pieve di Soligo.

Lo scorso mese di ottobre 2021 Rosanna Mutton, docente di scuola primaria, ha visto la pubblicazione del suo libro, che ha ottenuto il patrocinio della Città, dal titolo “Le impronte della poesia nel paesaggio di Andrea Zanzotto”, che contiene un capitolo dedicato proprio a via dei Troi.

“Via dei Troi è un termine che indica un sentiero – spiega Mutton -, un calpestìo. Non è quello che vediamo noi oggi ma il sentiero attuale è ricalcato su un precedente percorso che partiva da via Nubie. È stato uno dei percorsi più frequentati da Zanzotto: qui confluiscono tutte le tematiche della sua poesia: il rapporto con il fiume, con la natura e con le diverse specie di piante. Abbiamo il rapporto con l’archeologia industriale, che è molto presente in questo percorso, e c’è anche la tematica del degrado e dello sfruttamento del territorio attraverso la presenza di alcune fabbriche, ora dismesse”.

In quest’opera, impreziosita dalla prefazione di Francesco Carbognin e dalle fotografie di Luigi Dorigo, vengono descritti i percorsi nel territorio dell’Alta Marca Trevigiana con la pittrice Nerella Barazzuol, il poeta e insegnante Luciano Cecchinel, il professor Francesco Vallerani e il professor Gian Mario Villalta, direttore artistico di Pordenonelegge.

Il libro è il risultato di una tesi di laurea in Lettere che è stata discussa nell’ottobre del 2020 all’Università Ca’ Foscari di Venezia, grazie alla professoressa Silvana Tamiozzo che ha seguito Mutton nella tesi.

Oltre a via dei Troi troviamo degli approfondimenti su altri angoli di Pieve di Soligo, sulle Crode del Pedrè, sui Palù, su Col Franchin, sul Montello, sui laghi di Revine, sulle colline di Credazzo e molto altro ancora.

In via dei Troi, un percorso che collega Pieve di Soligo alla frazione di Solighetto, regnano i prati e la vegetazione spontanea, aspetti molto cari a Zanzotto che nella sua poetica dà molta importanza alle piante, agli arbusti e anche alle erbe infestanti come la vitalba.

Questo percorso era una delle passeggiate più frequenti del poeta, alle quali dedicò la poesia “Sì, deambulare”, contenuta nella raccolta “Conglomerati”.

In via dei Troi ora si trova l’Orto Felice ma anche un capannone aziendale, con il suo silos, e i vigneti.

“Un cartello avvisa che sono in corso trattamenti con fitofarmaci – si legge nel libro – Negli ultimi anni il nome di Andrea Zanzotto compare nelle battaglie per la tutela del paesaggio. Partecipò ad alcuni convegni sul tema, ma bisogna ricordare che già dal 1960 aveva preso una chiara posizione per arginare il consumo di territorio da parte dell’industrializzazione e della coltura intensiva”.

Ma il vero protagonista è il fiume Soligo, fonte di vita per diverse specie di piante e animali che qui hanno trovato le condizioni migliori per vivere.

“Con Zanzotto c’è un interesse comune che ci lega ed è la poesia – prosegue Mutton – L’ho conosciuto negli anni Ottanta e ho frequentato casa sua, perché diceva che nei miei versi ritrovava i suoi versi giovanili. Questo apprezzamento mi ha fatto piacere. Era una persona di una grande semplicità e di una grande umiltà nel rapporto con le persone. Però le conoscenze profonde che lui aveva riguardo alle discipline più disparate erano significative, e non c’era che rimanere in silenzio e ascoltare le sue considerazioni”.

“Nel libro sono riportati 10 percorsi – continua -, gli ultimi tre li ho chiamati percorsi fotografici perché sono documentati da immagini che sono state prestate a Renato Gumier, che era un grande amico del poeta (barbiere di fiducia di Zanzotto). L’ultimo percorso che abbiamo fatto sul Montello ho avuto l’opportunità di farlo anch’io insieme a lui ed è stato un momento molto profondo anche perché lui al Montello ha dedicato ‘Il Galateo in Bosco’. Ritornare in quei luoghi, per andare a cercare quello che era il Bus del Tavaran, in un luogo che però lui aveva già vissuto dentro di sé con tutte le problematiche della Grande Guerra, è stato un momento importante”. 

“C’è una grande necessità di far conoscere la poesia di Zanzotto – conclude -, soprattutto a partire dalla scuola e io spero che questo libro serva perché ai percorsi io ho collegato anche i versi del poeta. È uno stimolo per andare poi a recuperare la poesia: quindi dalla poesia al percorso ma dal percorso anche ai versi”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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