Alla scoperta del capriolo. L’appello del faunista Dartora: “Se volete salvare i piccoli non toccateli”

Nel nuovo appuntamento di Qdpnews.it sulla fauna selvatica dell’Alta Marca Trevigiana, Fabio Dartora, tecnico faunista esperto in monitoraggio della fauna selvatica, approfondirà il capriolo.

“Il capriolo è un mammifero erbivoro – spiega Dartora – e un ungulato (animale provvisto di zoccoli) della famiglia dei cervidi. Si ciba di erba, foglie e germogli preferendo le fasce ecotonali che caratterizzano quella diversità vegetazionale molto complessa. Infatti, il capriolo si trova spesso in zone di transito tra bosco e prato, apprezzando anche campagne coltivate frammentate da siepi. Il capriolo pesa circa 25 chilogrammi e i maschi, a differenza delle femmine, presentano i palchi che non sono delle corna”.

“Infatti – prosegue il tecnico faunista originario di Pederobba – ogni anno, tra ottobre e novembre, il capriolo perde i palchi per iniziare poco dopo la crescita di quelli nuovi che, in questa fase, sono ricoperti da un velluto. Nel mese di aprile si conclude la crescita dei palchi e il capriolo, sfregandoli nei tronchi delle piante, toglie il velluto ormai secco mettendo in mostra i nuovi palchi che nell’adulto avranno sempre una stanga e tre punte. A quel punto, la bella stagione mette in moto gli ormoni dell’ungulato che perderà il pelo grigio invernale per accendersi di un rossiccio quasi arancione”.

FOTO CAPRIOLO 3

“Le marcature territoriali del maschio si fanno frequenti – precisa Dartora – e lui strofina i palchi e le ghiandole frontali nei tronchi, solitamente di alberelli giovani, e con gli zoccoli anteriori raspa il terreno sottostante marcandolo con le ghiandole interdigitali. Tra luglio e agosto c’è l’accoppiamento e nella primavera successiva, tra metà maggio e metà giugno, nascono da uno a tre piccoli. La strategia del piccolo capriolo, nato da poco, consiste nell’immobilizzarsi tra l’erba alta o nel sottobosco, mimetizzandosi con il manto marrone a macchie bianche”.

“La madre – aggiunge il tecnico faunista – lo lascia così in un tutt’uno con il territorio che lo ospita e andrà ad allattarlo solo quando è necessario, generalmente ogni 4 ore circa con una pausa nelle ore centrali della giornata e intensificando le attività tra l’alba e il tramonto. A questo punto, la faccenda si fa delicata perché nelle belle giornate di maggio sono molte le persone che, passeggiando nei campi e nei boschi, trovano i piccoli di capriolo immobili nel terreno. La gente crede che siano stati abbandonati e li raccoglie o li accarezza: nulla di più sbagliato”.

“Se in questi giorni vi capita di incontrare dei piccoli di capriolo appena nati – conclude – indietreggiate il prima possibile e allontanatevi senza interagire perché la madre è sicuramente nei paraggi e si prenderà cura di loro. In primavera, credendo di fare del bene, capita di mettere in pericolo la fauna selvatica. Non raccogliete le giovani leve che trovate nel vostro cammino perché a breve saranno in grado di arrangiarsi anche senza i genitori: lasciate loro solo il tempo di farlo. Se volete salvarli non toccateli perchè la madre, sentendo l’odore umano, potrebbe abbandonarli”.

FOTO CAPRIOLO 2

 

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Ivan Mosele).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Related Posts