Toponimi Marca trevigiana, Miane: Dal podere di Mellius all’antro del Landrel sulle note di Antiga

Oggi ci spingiamo nella propaggine settentrionale della Marca, al confine con la provincia di Belluno. Il viaggio alla ricerca dei toponimi ci conduce infatti a Miane, 3.500 abitanti, situata in una delle estremità della Vallata.

Il paese sorge ai piedi dei rilievi prealpini e comprende un territorio nel quale, alle frazioni della pianura e della collina, si alternano malghe, casere, stalle e fienili essenziali per le attività agricole e zootecniche di montagna. Un paesaggio eterogeneo a tratti severo, con cime che superano i 1.400 metri, perfettamente sintetizzato dall’emblema comunale in cui compaiono i tesori locali: una mucca d’argento, una collina inerbita e un castagno d’oro.

Conosciuto nel 1228 come “Mianis”, il borgo deve il proprio nome geografico a un certo Aemilius o Mellius oppure Meia, antico proprietario delle terre sulle quali si è sviluppato il nucleo abitato originario. Alcune fonti ipotizzano che Aemilius fosse un soldato romano, un veterano premiato al termine della carriera militare con un appezzamento di terreno agricolo nella Marca. Tale circostanza rimanda ancora una volta alla via Claudia Augusta Altinate, arteria di collegamento fra Roma e le province settentrionali dell’Impero, che avrebbe contribuito allo sviluppo economico e sociale di queste contrade.  

Miane e il suo territorio sono intrisi, sin da epoca remota di una profonda religiosità. La morfologia del terreno, ricco di anfratti e cavità carsiche come la “grotta del Landrel” hanno favorito l’edificazione di sacelli e attirato leggendari eremiti. Nella descrizione di un itinerario nella Valle del Carmine si avanza l’ipotesi che il toponimo Miane discenda dalla mancanza, almeno nella parte più in quota, di un vero e proprio corso d’acqua; da qui la pratica di proteggere ogni prezioso rivolo o stillicidio idrico con manufatti in pietra tuttora rintracciabili.

Il territorio mianese offre innumerevoli opportunità di esplorazione: circuiti naturalistici, passeggiate all’insegna dell’arte, della fede o delle tradizioni rurali. Le note del mianese Giovanni Jean Antiga (1878 – 1960) saranno la colonna sonora di un percorso nel quale, come afferma lo stesso musicista, attingere impressioni “dal folclore della vita paesana e montanara della Vallata”. E fra le varie emozioni non ci faremo mancare l’abbinamento fra i dolci marroni di Combai e il sapido Verdiso, vitigno autoctono dell’area Pedemontana per fortuna salvato da un immeritato oblio.    

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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