Ha i mesi contati l’edificio dell’osteria “ae Cóonée” a Coste di Maser, che sulla facciata porta ancora, fieramente, l’insegna “Vin a piè de monti”: forse nel giro di un anno l’edificio verrà demolito per lasciare spazio a nuove attività commerciali o residenziali, nel tentativo comune di riqualificare il centro della frazione.
La storia di questa struttura stretta, ormai come scarnificata dal tempo, è pressoché sconosciuta alle generazioni più giovani, ma parlando con gli anziani è possibile ricostruirne le origini: il ricordo dell’ultima gestione di quest’osteria risale a un periodo tra gli anni ’60 e gli anni ’80.
Al posto, che ufficialmente riportava proprio quel titolo, “Vin a piè de monti”, era stato dato un nomignolo semplificato, ovvero “Ae Cóonée”, poiché il titolare del bar faceva di cognome Colonnello e a gestire il locare erano sua moglie, Pia, e sua sorella Argentina, che un tempo faceva la postina in paese. C’è chi dice che le vere “Cóonee” fossero le quattro figlie di Pia e del titolare, quindi la generazione successiva.
La famiglia Colonnello era originaria di Riese: la scelta di gestire un’osteria aveva avuto fin da subito successo ed era diventato cinquant’anni fa “un covo di quelli che la pensavano in modo diverso”, citando un altro testimone, che si riferisce a quegli ospiti che nutrivano un certo interesse per la politica di sinistra.
Una o due delle figlie, non è chiaro dai racconti, erano “ancora da sposare” e questo ampliava certamente la fascia di clientela interessata a frequentare il locale nel tardo pomeriggio o alla sera: “Ae Cóonée” rappresentava l’ultima tappa per le compagnie che si ritrovavano a fare quello che oggi chiameremmo “aperitivo”.
Il locale era piuttosto piccolo, si sviluppava al piano terra, mentre ai piani superiori c’erano le abitazioni delle due donne che vi lavoravano, con un poggiolino traballante che ancora oggi dà su via Caldiroro. Si prestava bene al gioco delle carte: alcuni ricordano leggendari tornei di scopa e di briscola, con tanto di soprannomi e punteggi.
Queste dichiarazioni descrivono un’epoca in cui ogni località rappresentava una comunità a sé stante, con i propri servizi e le proprie abitudini. Basti pensare che a Coste di Maser c’erano dalle sei alle otto osterie, ognuna caratterizzata da frequentazioni diverse.
Negli anni ’70, infatti, c’era il “bar dei democristiani” e quello degli “alternativi”, quello degli amanti del calcio e quello degli amanti delle carte: guai a confonderli tra loro.
Ritrovarsi al bar era un’abitudine e non una mondanità: l’unico modo per vedere gli amici, trovare una fidanzata e leggere il giornale.
(Fonte: Luca Vecellio© Qdpnews.it)
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