Come ogni grande sportivo che si rispetti, anche attorno al nome di Bepi Ros, scomparso nella mattinata di ieri giovedì all’età di 79 anni, circolano diversi aneddoti, alcuni dei quali veri e altri probabilmente attribuibili alla sfera della leggenda.
Molti di questi parlano del rapporto tra “la roccia del Piave” e Cassius Clay, che prese poi il nome di Muhammad Alì (il più grande nel mondo della boxe e uno degli atleti più famosi a livello internazionale). “So che mio padre e Alì si conoscevano – spiega una figlia di Ros – e che si allenavano assieme in svizzera. Andavano a correre assieme alla mattina, quello che oggi verrebbe definito come fare jogging, e il pomeriggio andavano in palestra“.
I fatti di cui parla la figlia si riferiscono alla fine del 1971, quando l’organizzatore svizzero Hui stava organizzando per il giorno di Santo Stefano a Zurigo un grande incontro tra Cassius Clay e un forte rappresentante a livello europeo. Gli avvenimenti di quei giorni sono ben documentati in un libro intitolato “Bepi Ros la roccia del Piave” scritto dal vittoriese Ido Da Ros con i fatti raccontati da Celeste Basei, migliore amico del pugile, che avendolo seguito durante tutta la sua carriera era presente anche in Svizzera.
Tornando al 1971, in molti si sarebbero chiesti chi fosse il coraggioso che per una borsa da 40 milioni di lire accettasse l’incontro con “la più straordinaria macchina da pugni nella boxe, ma che nel contempo garantisse un match serio, evitando che si concludesse al primo affondo dell’americano” si legge nel libro.
Stando alle notizie dell’epoca, non erano più di 4 o 5 gli europei in grado di resistere in quell’incontro e a causa di rifiuti o di altri impegni sportivi la scelta cadde su Ros. “Forse questa scelta – si legge nel libro di Da Ros – è caduta su Bepi in considerazione del fatto che le sue grandi doti di incassatore avrebbero garantito una durata decente dell’incontro“.
A causa di alcune clausole nel contratto, però, Ros preferì non partecipare, “accontentandosi” di combattere in un altro match di “livello inferiore” per 7 milioni di lire contro l’americano Mac Foster (fu sconfitto al nono round a causa di una forte botta alla mandibola rimediata nel secondo). Avendo visto, a causa di beghe contrattuali, sfumare l’opportunità di un incontro leggendario contro il migliore di sempre e contemporaneamente perdendo un sacco di soldi, Ros disse al suo agente: “Porét son e porét reste“.
In quei giorni però Ros, come confermato dalla famiglia e come scritto nel libro, poté conoscere personalmente Alì definendolo come “una persona di una modestia e semplicità unica”. Curioso è l’aneddoto (sempre raccontato nel libro) di Alì che saliva personalmente in camera di Ros per chiamarlo quando ritardava per la corsa mattutina: “Mi diceva, ‘vieni Bepi che è ora di fare footing’!. A me che rispetto a lui ero nessuno“.
Sono anche altri i fatti, mai verificati e che la famiglia smentisce, che riconducono Alì a Ros e che vengono raccontati da molti cittadini di Susegana che riferiscono di una visita di Alì al bar gestito da Ros e dalla moglie. “Questo non posso confermarlo – spiega la figlia – ma sono stati molti i campioni passati di qua per salutare mio padre”.
Questi giorni, per molti appassionati della boxe e per gli amici di Ros, sono quelli, oltre che del lutto, dei ricordi, degli aneddoti e delle sue celebri vittorie. Tra chi ha voluto esprimere la vicinanza alla famiglia c’è proprio Ido Da Ros: “Concordo pienamente, io che ho visto quasi tutti i suoi incontri, con le parole del campione del mondo dei pesi Welter degli anni ’70 Bruno Arcari, che si riferiva così a Ros: ‘Bepi Ros non è stato un grande campione, ma per batterlo bisognava essere grandi campioni“.
I funerali di Ros si terranno lunedì 21 febbraio alle 10.30 nella chiesa di Santa Maria del Piave, dove alle 10 verrà recitato il santo rosario.
(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it)
(Foto: per concessione della famiglia Ros – Wikipedia).
#Qdpnews.it