Il patrimonio artistico-religioso medievale di Farra di Soligo è stato finalmente studiato e raccolto in un unico volume, a disposizione di chiunque voglia scoprire un percorso affascinante attraverso la storia del linguaggio visivo di un territorio. Si tratta delle ricerche condotte dal professor Giorgio Fossaluzza (nella foto in alto, il primo a destra), docente dell’università di Verona, che ha rivolto la sua attenzione di esperto agli affreschi e alle pitture parietali conservate all’interno delle piccole chiesette che si trovano sparse nel Comune farrese, dalla pianura alla cima delle colline, segno di una fede antica e profonda. Si tratta di opere promosse e realizzate secoli fa dalle famiglie benestanti del paese, ma vissute con partecipazione da tutta la comunità.
{source}<style>.embed-container { position: relative; padding-bottom: 56.25%; height: 0; overflow: hidden; max-width: 100%; } .embed-container iframe, .embed-container object, .embed-container embed { position: absolute; top: 0; left: 0; width: 100%; height: 100%; }</style><div class=’embed-container’><iframe src=’https://www.youtube.com/embed//zxW_BrABRGU’ frameborder=’0′ allowfullscreen></iframe></div>{/source}
“Nelle chiese di Farra, Soligo e Col San Martino – Itinerario di pittura dal Tre al Quattrocento”, questo il titolo del libro, è stato presentato lo scorso sabato 4 agosto nell’auditorium Santo Stefano, gremito per l’occasione (nella gallery sotto).
Insieme ai tanti cittadini e al professor Fozzaluzza, hanno preso parte alla serata Cristina Falsarella, direttrice dell’ufficio per l’Arte sacra e per i beni culturali ecclesiastici della diocesi di Vittorio Veneto, Ragna Notthoff, la restauratrice che negli anni ha eseguito gli interventi di recupero degli affreschi, l’assessore alla cultura del Comune di Farra di Soligo Mattia Perencin, l’ex sindaco e presidente della provincia Domenico Citron e il parroco don Brunone De Toffol, grande promotore della serata e della salvaguardia del patrimonio artistico farrese.
Ospite d’onore il vescovo della diocesi di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo (nella foto in alto, al centro), che ha voluto assistere di persona alla presentazione in anteprima del libro, oltre quattrocento pagine che racchiudono la storia di un’eredità che poco a poco inizia ad essere riscoperta e apprezzata.
“Spesso queste chiesette sono conosciute solo da fuori: penso ad esempio a San Vigilio a Col San Martino, che compare in molti manifesti che promuovono il Prosecco per la sua splendida posizione – ha dichiarato vescovo Pizziolo – E’ importante però che venga valorizzato anche ciò che questi edifici custodiscono: un patrimonio importante da condividere e far conoscere”.
Tra i momenti più attesi della serata, quello dedicato alla chiesa della Madonna dei Broi e al suo “lupo”, una rappresentazione dell’animale presente su una parete, che correda insieme ad un albero l’immagine di un santo.
Le pitture della Madonna dei Broi sono state scoperte nel 2013 e l’interesse nasce dalla difficoltà di identificare il santo in questione: era stato ipotizzato che potesse addirittura trattarsi di una delle prime rappresentazioni di San Francesco d’Assisi, prima che venisse studiato da un esperto.
Secondo il professor Fossaluzza, si tratterebbe di san Guglielmo di Vercelli, fondatore della Congregazione degli eremiti di Montevergine (Avellino), vissuto tra il 1085 circa e morto nel 1142. Il lupo che lo accompagna è quello protagonista di un miracolo: il predatore divorò l’asino di san Guglielmo, in quale però riuscì poi a convertire animale e ad ammansirlo, tanto far svolgere al lupo tutte le mansioni che prima faceva il ciuco.
Un’altra ipotesi, sempre formulata da Fossaluzza, è che si tratti di sant’Amico di Rambona (Macerata), vissuto a cavallo dell’anno mille, sempre protagonista di una conversione del lupo da predatore famelico a bestia mansueta.
Un’altra novità emersa durante la presentazione riguarda invece la chiesetta di San Vigilio a Col San Martino, dove si possono ammirare gli affreschi realizzati da Giovanni di Francia tra il 1452 e il 1489. Qui si trovano le raffigurazioni di San Bovo e di San Rocco, realizzate da un allievo, il culto dei quali ebbe grande diffusione dopo la scoperta delle loro reliquie a Voghera nel 1469.
La presenza di San Bovo a Col San Martino, in particolare, rappresenterebbe una delle prime attestazioni del santo in Veneto dopo il 1469, segno di come nel medioevo le strade della fede, percorse soprattutto da commercianti e pellegrini, passassero anche attraverso Farra di Soligo.
(Fonte: Edoardo Munari © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it ® riproduzione riservata).
#Qdpnews.it