A Col San Martino c’è un’osteria dove la storia di antiche tradizioni non se n’è mai andata, un luogo che vive negli occhi della sua ostessa. Angela Pederiva è una donna di poche parole, ma è capace di trasmettere con un sorriso l’amore per il luogo in cui è nata, l’antica Osteria “Da Botton” lungo “el Canal Novo” che collega i Comuni di Farra di Soligo, Miane e Valdobbiadene.
Non è un luogo di ritrovo qualunque, è l’unica osteria de ‘na olta sopravvissuta alle mode e allo scorrere del tempo. Un luogo che è la memoria storica di tanti luoghi ormai scomparsi a Farra di Soligo, e non solo, che stoicamente resiste.
L’osteria “Da Botton” è nata nel 1953 dalla particolare vicenda umana di Ettore Pederiva, classe 1921, che perse una mano a causa di una bomba in guerra nel 1943. Da quella disgrazia personale e familiare è nata una bellissima storia che dà lustro a Col San Martino, e non solo, da 68 anni.
Il Ministero della Guerra mise Ettore di fronte ad un bivio: un lavoro da postino o una licenza per aprire un’osteria. Scelse senza batter ciglio la seconda opportunità, trasformando la sua “frasca” in osteria con cucina, specialità vino buono e pollo in umido.
“Il soprannome “Botton” – racconta Angela – deriva da due possibili leggende familiari: la più accreditata sostiene che il soprannome derivi dal botton, la grande botte in legno dove veniva conservato il vino; la seconda versione è più originale, è infatti legata al peso da record del fratello maggiore di mio padre, un neonato di ben 6 chili che assomigliava, appunto, ad un botton“.
Quando si entra dalla porta della piccola osteria “Da Botton” si accede in un mondo che è quasi impossibile trovare altrove: antiche travi in bellavista dal 2015, l’originale tavolino all’ingresso (unico pezzo d’arredamento presente da sempre nell’osteria), un tavolo con l’antica morsa in fondo alla sala, un segnapunti del gioco delle bocce sopra la porta d’ingresso a memoria del campo dove si svolgevano tornei con un grande richiamo, come accadeva anche nelle osterie ormai chiuse “Da Bicerin” di Posmon e “Da Piero Brondo” di Guissin.
Alzando gli occhi si può notare anche una vecchia scala in legno appesa al soffitto a cui sono magicamente legati dei libri (creazione di Angela), a sinistra una gigantografia in porcellana dei quattro assi delle carte trevisane, in fondo alla sala una porta con il chiavistello delle stalle di una volta… Insomma, un’immersione a 360 gradi negli anni ’50 che è molto difficile trovare altrove e che lascia a bocca aperta chi ci entra per la prima volta.
“In questa osteria – racconta ancora Angela – in tempi in cui tutto era possibile si uccideva il maiale e si preparavano gli insaccati. In quei momenti c’era il tutto esaurito perché la tradizione del “copàr e far su el porzhel” era un rito religioso di comunità a cui nessuno voleva mancare“.
L’osteria “Da Botton” è un luogo molto apprezzato anche oggi, un mondo dal sapore antico dove arrivano clienti da fuori provincia e fuori regione, un punto di ritrovo e di affari perché “co un goto in tòla e a stomégo pien se ragiona mejo de schei e de tera”.
Un luogo che per molto tempo è stato un piccolo pantheon vietato alle donne; mamme, sorelle, fidanzate e mogli non potevano varcare la porta del dio Dioniso, era la porta accessibile ai soli maschi. Una triste verità che stride con l’anima profondamente femminile dell’osteria, che ebbe come cardini la moglie e la sorella del fondatore, mentre oggi la tradizione continua con Angela.
Solo le clienti da fuori, le “foreste” che non conoscevano la “ritualità locale” dell’osteria Da Botton, entravano con disinvoltura ma era un evento eccezionale che lasciava a bocca aperta, forse un po’ straniti ed emozionati.
La storica osteria di Col San Martino, probabilmente una delle più antiche della zona, nasconde numerosi segreti tutti da cogliere a piccoli sorsi, come un amante del vino che vuole assaporarne i profumi meno scontati, nascosti e forse inimitabili.
L’osteria “Da Botton” è tutto questo e molto altro, ognuno può accedere da quella porta e sognare a modo suo; per chi scrive entrare nel mondo dei Botton per la prima volta è stato un colpo di fulmine.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
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