Oggi sostiamo a Conegliano, la cui posizione strategica a metà strada fra Belluno e Treviso condiziona, nel corso dei secoli, le alterne fortune della città.
La fortezza medievale, sorta verosimilmente sui resti di un analogo apprestamento romano e attorno alla quale prospera il borgo più antico, è il punto di partenza per individuare le origini di un toponimo piuttosto controverso.
Il termine latino cuniculus, cioè cunicolo, galleria o corridoio sotterraneo, evoca l’immagine di un percorso protetto, nascosto e come tale si attaglia perfettamente all’immagine di Conegliano nata come torre difensiva e di avvistamento.
L’arrivo di genti longobarde e sassoni nel territorio coneglianese suggerisce una seconda teoria secondo la quale il toponimo Colinglane, comparso attorno all’anno Mille, sarebbe la fusione di due locuzioni germaniche: Kuning (sovrano, condottiero) e Lane/Laan (via, passaggio). Modificato con il tempo in Colinglane e Coniclano, il toponimo richiama l’esistenza di una via di comunicazione di rango reale o di pertinenza militare. In effetti, la concomitante fioritura in Friuli e nell’alto Veneto di insediamenti longobardi, parrebbe avvalorare l’ipotesi che l’antica Conegliano fosse lambita da un percorso diretto verso le terre germaniche e la Lombardia. Potrebbe forse trattarsi della stessa via Alemagna (via tedesca) che oggi collega San Vendemiano a Dobbiaco attraverso il Cadore e che in, età medievale, era nota come “Via Regia”. Arteria di grande importanza militare e commerciale, essa metteva in comunicazione l’Europa Centrale con Venezia, l’Occidente con l’Oriente, favorendo invasioni, pellegrinaggi in Terra Santa e avventurose imprese mercantili.
Una terza teoria associa il toponimo Conegliano agli antichi proprietari di aree centuriate in epoca romana. Ed ecco affiorare dalle nebbie della storia il misterioso Cumelius, Connilus o Connius e la famiglia Conilius, i padroni del colle di Giano sul quale si erge il Castello, dai quali Cuniculanum (fondo dei Conilio) e dunque Conegliano.
Affascinati da queste suggestive congetture avviamoci alla scoperta della città, delle sue opere d’arte e della sua storia millenaria. Fra i diversi itinerari è imperdibile quello dedicato alla comunità israelitica che contribuì, dal Trecento all’Ottocento, al progresso intellettuale ed economico di Conegliano. Sulla cima del Cabalan, circondati da oltre un centinaio di enigmatiche lapidi ebraiche, avremo modo di riflettere su un virtuoso esempio di tolleranza religiosa e integrazione culturale del quale, i coneglianesi, possono andare giustamente fieri.
(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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