A tu per tu con Ivan Zambon, l’inventore del riscaldamento a fibra di carbonio: “La uso da dieci anni, meriterebbe di essere sviluppata”

Da più di dieci anni Ivan Zambon, libero professionista e agente di commercio, residente nella frazione coneglianese di Scomigo, sfrutta la fibra di carbonio per il riscaldamento della propria abitazione.

In questo periodo storico, il tema delle risorse energetiche e dei costi legati alle forniture di gas è di estrema attualità, considerata anche la situazione geopolitica che si è venuta a creare, con tutte le sue implicazioni economiche, a seguito dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.

E proprio alla luce della situazione attuale, il sistema messo a punto di Zambon assume un significato particolare: “Il risultato ce l’ho, non è un prototipo e in tutti questi anni ho tenuto un mio ‘diario di bordo’, dove annoto quelli che sono i consumi con tale tecnologia”.

Una tecnologia che Zambon ha brevettato nel 2010, per la quale si sfrutta l’energia ricavata da un sistema di pannelli fotovoltaici combinato alla fibra di carbonio, con la quale ha realizzato un impianto di riscaldamento a pavimento e tramite dei particolari radiatori: si tratta di pannelli in legno, di poco spessore e a muro, facilmente rimovibili e spostabili nella parete. Oltre a ciò, un altro modello di termosifone mobile, privo dell’aspetto del termosifone tradizionale a cui siamo abituati, consente di mantenere la temperatura ideale nelle varie stanze.

“Questo sistema di riscaldamento consente a me e alla mia famiglia di poter riscaldare la nostra abitazione e di avere l’acqua calda a disposizione, senza la necessità di avere camini in casa e senza la necessità di gas e gasolio – ha spiegato Zambon – Tale tecnica la utilizzo anche sul terrazzo di casa ed è collegata alle piastre per cucinare la pizza o per fare la griglia. La cosa utile è che, una volta staccata la spina, i termosifoni non funzionano e quindi, di conseguenza, non c’è un dispendio di energia“.

La genesi di tale invenzione risale ai primi anni Duemila quando Zambon, per conto di un’azienda, era riuscito a trovare una soluzione per la combinazione dei tessuti di fibra di vetro e fibra di carbonio per la tenuta degli specchi parabolici, impiegati per la costruzione di un prototipo di impianto termodinamico.

Da lì, l’efficacia del carbonio come elemento resistivo ha indotto Zambon a proseguire le proprie ricerche, fino alla scelta di sperimentare tale sistema, che combina l’impianto fotovoltaico con l’impiego della fibra di carbonio, per riscaldare la propria abitazione e riscaldare l’acqua per l’igiene personale, annullando così il costo energetico derivante dall’impiego del gas.

Da allora è iniziato un mio percorso di ricerca – ha raccontato Ivan Zambon, mentre mostra il garage di casa, a sua volta riscaldato tramite questo sistema e trasformato in un vero e proprio laboratorio – Sono andato avanti per capire, documentando il percorso di questi anni, trovando la soluzione ai problemi che incontravo e beneficiando di quello che avevo“. 

Strada facendo sono riuscito a capire quale fossa la miglior resa termica della fibra di carbonio, per poi sviluppare quelle che sono le sue applicazioni abitative, ottenendo il miglior livello di temperatura possibile con un minor dispendio di energia, senza camini e gas“, ha proseguito Zambon, mostrando l’installazione di due contatori separati per il riscaldamento a pavimento e con i radiatori, tramite i quali il coneglianese monitora gli effetti della sua invenzione.

Una novità, in fatto di riscaldamento abitativo, che gli è valso nel 2009 il Premio per l’economia sostenibile ma che, nonostante ciò, non ha trovato ancora una sua collocazione commerciale o una fonte di finanziamento per uno sviluppo industriale: Zambon, infatti, non ha nascosto il fatto di aver già bussato a tante porte, per poter sviluppare questo suo impianto, da poter poi vendere ad altre abitazioni.

Ancora l’occasione propizia non si è palesata e di fatto tale invenzione ancora “cerca casa”. Nonostante ciò, la ricerca in tal senso, come ha ribadito, non si ferma qui.

“Ho bisogno di avere un interlocutore e una base industriale per sviluppare un impianto che da dieci anni funziona a casa mia. Ricordo che, una volta installata, la fibra di carbonio non ha poi bisogno di costi di manutenzione – ha spiegato – Ci sono tanti capannoni dismessi e lo sviluppo di tale tecnologia creerebbe anche dei nuovi posti di lavoro. Inoltre, questa sarebbe una proiezione reale verso una soluzione al problema dell’inquinamento”.

“La fibra di carbonio, una volta che è fatta è fatta – ha concluso – Per questo continuo a cercare un interlocutore per sviluppare un impianto che da dieci anni funziona a casa mia e proprio la mia abitazione è la prova di quanto dico”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Related Posts