A Cison l’antica sacralità del pane è viva da 108 anni: farina, olio e acqua per l’alimento di oggi e di ieri

La sveglia che suona ogni mattina molto prima dell’alba, il duro lavoro manuale per realizzare le pagnotte, la cura delle materie prime e l’attenzione nella cottura: è un lavoro difficile quello del panettiere, che dedica la sua vita alla preparazione di un alimento semplice ma fortemente radicato nella tradizione e nelle usanze di tutte le famiglie.

Se negli anni i gusti alimentari sono cambiati, evolvendosi e seguendo lo sviluppo economico e sociale della popolazione, uno dei pochi alimenti la cui presenza quotidiana nelle tavole è rimasta costante: è il pane.

Ci sono molte leggende e detti popolari riguardo la nascita e il consumo di questo alimento e al legame con la tradizione dell’Alta Marca Trevigiana. Quello che, a detta di molti, però, rappresenta maggiormente la sua importanza e la “sacralità” che gli veniva attribuita spiega come il pane non vada mai messo a testa in giù sulla tavola: un segno di rispetto verso l’alimento che negli anni per la gente più povera rappresentava spesso l’unica fonte di nutrimento.

L’antico forno dei Poi a Cison di Valmarino è uno dei più antichi nella provincia di Treviso, da 108 anni la conduzione è ancora familiare, proprio come nel 1912, anno a cui risale la sua nascita.

La scelta delle farine, la preparazione dell’impasto, la sua lavorazione fino alla realizzazione dei panetti e la loro cottura è affidata al capofamiglia Vincenzo “Cencio” Casagrande, che durante il servizio realizzato da Qdpnews.it mostra con orgoglio il lievito madre custodito con cura dal primo giorno di apertura del forno: “Questo lievito madre è il segreto del mio lavoro, lo preparò mio nonno ed è stato portato avanti di giorno in giorno da 108 anni”.

Per la realizzazione di un buon prodotto, oltre a delle farine e a dell’olio di ottima qualità, la differenza la fa la temperatura dell’acqua usata per impastare la farina: “per preparare il pane – spiega Vincenzo – la temperatura dell’acqua deve essere congelata d’estate e temperatura ambiente d’inverno”.

La routine del panettiere è sempre la stessa, come l’amore che ci mette ogni giorno. Inutile negare che si tratti di un lavoro che richiede molti sacrifici e proprio per questo pochi giovani oggi scelgono di fare, rischiando che i piccoli panifici di paese scompaiano col tempo.

Ogni giorno, domenica e feste comprese, la sveglia suona alle 3 del mattino. L’accensione dei forni e dei macchinari assomiglia a un vero e proprio rito che precede le tre ore successive, nelle quali, dall’insieme di acqua, farine e qualche ingrediente segreto, nascono le pagnotte che una volta cotte vengono tolte dal forno e l’odore, inconfondibile, accoglie i primi clienti della giornata all’interno del panificio.

“Ho cominciato fin da giovane a fare il panettiere – conclude Vincenzo -, ora sto insegnando ai miei figli, ci vuole molta passione e sacrificio, ma la soddisfazione quando, ogni mattina, si tira fuori il pane dal forno è una cosa indescrivibile ed è quella che ci dà l’energia per alzarci presto anche la mattina seguente”.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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