Oca, polenta e vin rosso a volontà sul colmello di San Martino ad Asolo: tutti i colori di una tradizione contadina, tra ispirazioni religiose e radici pagane

È un giorno di festa per il colmello di San Martino ad Asolo, che come da tradizione viene addobbato a festa e splende più del solito: la strada che collega il centro storico alla parte alta di Crespignaga è considerata una delle passeggiate più sorprendenti e viene particolarmente apprezzata anche da chi ad Asolo e a Crespignaga ci vive tutto l’anno.

Questo per via dello scarso traffico, di un piacevole silenzio e della posizione collinare, capace di restituire una veduta rilassante sulla campagna a sud. Durante la giornata di oggi era possibile seguire i lunghi corridoi di triangolini colorati lungo questa via per raggiungere la chiesetta di San Martino e, su prenotazione in tre turni da 90 persone ciascuno, accedere ai tavoli predisposti dal Comitato del Colmello di San Martino.

A rendere ancora più deliziosamente tipica quest’usanza è l’aspetto legato alla generosità della gente del colmello, che in questo giorno speciale, in cui l’autunno solitamente regala un clima mite e soleggiato, offre un prodotto tipico che sa d’autunno e di cose di una volta.

Mentre la festa è stata riscoperta circa trent’anni fa e portata avanti con dedizione dai volontari che abitano nei dintorni del colmello di San Martino o vi sono ormai legati per altre ragioni, il fatto di festeggiare questo giorno ha radici ancora più antiche, legate ai tempi in cui i contadini dovevano pagare gli affitti attraverso la consegna del raccolto. Una volta concluse le trattative, infatti, le comunità si raccoglievano per festeggiare con quel (poco) che era rimasto.

Contornata dalla polenta, dalla soppressa, da un vinello rosso di casa e da qualche verdura in agrodolce, l’oca è la portata principale, regina assoluta della festa: “L’oca raggiunge l’età più matura in questo periodo e i contadini si preparavano per l’inverno, quindi utilizzavano le penne per fare i piumoni necessari per l’inverno” spiega la presidente della Pro Loco di Asolo Beatrice Bonsembiante.

Ma c’è un’altra ragione che li collega: la leggenda vuole che San Martino, all’epoca un combattente, avesse tagliato il suo mantello e ne avesse donato un lembo a un povero mendicante in punto di morte.

Da quel momento, considerato generoso e molto vicino ai poveri, il popolo pretese che San Martino diventasse vescovo, nonostante lui rifiutasse con vigore. Per sfuggire alla nomina si rifugiò in un fienile, dove però alcune oche notificarono la sua presenza.

Le oche in questione, tra l’altro, sono anch’esse asolane: cresciute ai piedi della Rocca. A lavoro, oltre ai veterani di quest’attività, come Walter Zecchin, Alessandro Conte, Mario Colla e molti altri, dietro ai fornelli e impegnati nel servizio ai tavoli c’erano anche diversi giovani.

A fare tappa a San Martino, in veste ufficiosa, c’erano anche il sindaco Mauro Migliorini, la giunta e altri legati al mondo della promozione turistica e dei prodotti tipici della zona del Comune di Asolo e dintorni: “Siamo su un sito che fa parte della nostra storia almeno dal 1255 – commenta il sindaco, – Essere qui significa tornare indietro e scoprire un Asolo che va al di fuori del mero centro storico. Gli ospiti qui possono vivere quel tipo di turismo esperienziale, o slow, che entra nel contesto sociale e produttivo della nostra attività”.

Un altro ingrediente della festa di San Martino, secondo il Consorzio Vini Asolo Montello, è il vino rosso: il giornalista enogastronomico Angelo Peretti ha da poco redatto un volume digitale, “Che cosa ci fanno le oche tra le vigne dei Vini del Montello?” che indaga l’usanza di associare l’oca e dei vini di taglio bordolese a questo rito.

Da questa ricerca pare che la tradizione dell’oca di San Martino abbia una “sorella” legata al Samuin celtico, nel quale si venerava un dio-cavaliere pagano, molto somigliante all’immagine del nobile Martino di Tours.

Che le radici siano pagane, cristiane o di altre culture, il rito di San Martino ad Asolo sopravvive grazie a un unico ingrediente, ancora visibile nel lavoro dei volontari: l’amore per il territorio degli abitanti del colmello colora di fatto un orizzonte nascosto di Asolo, dove il sole batte sempre, anche in inverno.

(Fonte: Luca Vecellio© Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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